sabato 1 luglio 2017

Spotlight on... #3 - Sue Townsend


Rubrica a cadenza casuale inventata da me in cui propongo
un autore su cui fare un breve focus.

Ciao a tutti, lettrici e lettori! Bentornati ad un nuovo appuntamento con Spotlight on..., che mi rendo conto sta diventando quasi una rubrica mensile, ma non voglio sbilanciarmi e renderla tale perché ci saranno mesi in cui semplicemente non avrò voglia di fare post su questo tema. In ogni caso anche nel mese di luglio voglio portarvi a scoprire la vita e le opere di un'autrice che mi è molto cara e che purtroppo è scomparsa tre anni fa: Sue Townsend.


Ho conosciuto Sue Townsend una decina di anni fa: per caso una mia compagna di scuola mi prestò Il diario segreto di Adrian Mole - Anni 13 e 3/4, libro che amava molto e che voleva a tutti i costi che leggessi. All'epoca avevo io stessa 13 anni e non capii molte delle sottigliezze e delle critiche mosse dall'autrice alla società britannica, ma non potei non amare ugualmente il libro: sembrava che si rivolgesse proprio a me, a me che avevo l'età del protagonista e che dovevo affrontare la scuola proprio come lui.

Senza farci troppo caso abbandonai la Townsend subito dopo. C'erano altri libri, c'era il liceo che stava per cominciare ed io ero molto in fissa con il fantasy in quel periodo, raramente leggevo altri generi. In più la maggior parte dei suoi romanzi non sono editi in italiano e all'epoca, dovendo già studiare inglese a scuola, non avevo voglia di cimentarmici anche nel tempo libero. Incontrai di nuovo il suo nome al primo anno di università: da allora non l'ho più abbandonata.
Sue Townsend, nata Johnstone, nasce nel 1946 a Leicester, città del Regno Unito dove trascorre quasi tutta la sua esistenza e dove purtroppo viene a mancare nel 2014 a seguito di un ictus. Ciò che di lei amo di più è la sua capacità di vivere la comicità, non solo scriverla, nonostante le traversie della sua vita: all'età di otto anni vede morire una sua amica, la dodicenne Janet Warner, strangolata da un lavoratore di Dublino di nome Joseph Reynolds. La piccola Sue rimane nascosta e, quando l'uomo si allontana, corre a chiamare aiuto: nessuno le crede. Ciononostante alcuni giorni dopo Reynolds viene costretto a confessare ed impiccato cinque mesi dopo (era il 1953 e la pena di morte in Inghilterra è ancora applicata). Ciò che, a distanza di anni, è ancora causa di disappunto è il fatto di non venire creduta: secondo lei è per via della sua provenienza, "dal lato sbagliato della città".

Poi all'età di quindici anni lascia la scuola, non è chiaro se per propria volontà o perché costretta da qualcuno. Ha solo diciotto anni quando si sposa con Keith Townsend: il suo matrimonio dura solo cinque anni e all'età di ventitré anni si ritrova ad essere una madre single di tre figli, senza che il Dipartimento di Sicurezza Sociale possa darle il denaro necessario a mantenere la famiglia. Gli unici proventi che entrano in casa sono le 4 sterline che ottiene restituendo le bottiglie vuote di birra Corona. Nello stesso periodo si ammala di peritonite e lo stress le provoca un infarto alla giovane età di 30 anni.
Si risposa dopo una quindicina d'anni con Colin Broadway, di cui tuttavia non prende il cognome, e da cui ha una quarta figlia. Il nuovo matrimonio e gli studi compiuti nel mondo degli adolescenti le consentono di dedicarsi alla carriera da scrittrice, incoraggiata anche dal marito che la convince ad iscriversi ad un locale gruppo di scrittura presso il Phoenix Theatre di Leicester, nel 1978. Troppo timida per parlare, non scrisse nulla per sei settimane: poi, una volta cominciato, non smise più. Diabetica da anni, rimane cieca nel 2001 e nel 2009, dopo un periodo di dialisi, è costretta a un trapianto di reni. Soffre inoltre di artrite degenerativa, che negli ultimi anni la costringe su una sedia a rotelle. Tuttavia non smette di scrivere, grazie al figlio Sean a cui detta i suoi lavori. L'ictus del 2014, quindi, è solo l'apice di una situazione molto precaria da un punto di vista di salute.

La Townsend è una scrittrice meravigliosa, che nei suoi romanzi affronta temi come la critica sociale, la cecità e i problemi fisici e il mondo dell'istruzione britannica con ironia e comicità. Leggere la Townsend significa farsi grasse risate su tematiche che, in realtà, di comico hanno davvero poco. Repubblicana e quindi molto critica verso la famiglia reale, si pone spesso nei suoi romanzi il problema della monarchia e del modo in cui questa è percepita dagli inglesi. Si esprime anche contro il tatcherismo e si definisce una "socialista appassionata" durante un'intervista al Guardian. Si schiera a favore delle minoranze e, a causa di due aborti spontanei e del dolore che le hanno provocato, si orienta verso una posizione più tiepida riguardo l'aborto, da lei in precedenza sostenuto come un diritto fondamentale di ogni donna: in seguito afferma di considerarlo accettabile solo in casi di stupro e di malattie accertate. Tutti questi temi sono ritrovabili nei suoi libri, sempre conditi con una buona dose di comicità.

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