venerdì 31 marzo 2017

RECENSIONE | "La notte ha cambiato rumore" di Maria Dueñas

Ciao, pasticci di primavera! Come state? Io sono già in mood estivo (peccato per gli esami che mi rovinano l'atmosfera) e giro già in sandali e abitini. Voi? Cosa vi sta portando questa primavera appena iniziata?
Oggi voglio passare qualche minuto con voi proponendovi la recensione di La notte ha cambiato rumore, della scrittrice spagnola Maria Dueñas, edito in Italia da Mondadori e da cui è stata tratta una serie tv.

La notte ha cambiato rumore
di Maria Dueñas
Ed: Mondadori - 660 pagine
Ebook: 6.99 euro - Copertina rigida: 7.00 euro

Sira Quiroga è una giovane sarta nella Madrid degli anni '30, sta per sposarsi e avviarsi a un destino senza imprevisti quando perde la testa per un carismatico imprenditore e, prima che scoppi la Guerra Civile, lascia la Spagna per trasferirsi con lui in Marocco. Ma qui si ritrova presto sola, ingannata e piena di debiti. Raggiunto il protettorato spagnolo di Tetuàn, con l'aiuto di alcuni improbabili amici Sira riesce ad aprire un atelier di alta moda che, grazie al suo gusto e alla sua forza di volontà, diventa il punto di riferimento per le signore più ricche e influenti della città. Una clientela all'apparenza insospettabile, ma che nasconde dei segreti. E qui il destino di Sira subisce una svolta imprevedibile, intrecciandosi con quello di un variegato gruppo di personaggi, alcuni dei quali storicamente esistiti. Saranno loro a dare a Sira la possibilità di riscattarsi, di ricostruire pezzo a pezzo il suo destino.
Molto bello!

La notte ha cambiato rumore ha molte facce. Quella del romanzo storico, quella della spy story, quella del romanzetto d'appendice. Se un lettore parte dalla consapevolezza che non si tratta di un grande romanzo con la R maiuscola, la lettura sarà piacevole e scorrevole. Il trucco con La notte ha cambiato rumore è accettare quello che ci viene proposto senza pretendere troppo. Prenderlo come un romanzo da ombrellone. Allora andrà tutto bene.

Partiamo con ordine: i personaggi. Tutta la trama è osservata attraverso gli occhi di Sira, la protagonista, che dalla prima all'ultima pagina effettua un profondo mutamento e una grande crescita personale, passando da giovane ragazza popolare e un po' acerba a donna di mondo grazie alle avventure vissute. Ma al di là di Sira, il libro è costellato di personaggi più o meno potenti, più o meno sviluppati, ma tutti tinteggiati in modo gustoso e ben fatto: da quelli propriamente storici, come Rosalinda Fox, l'alto commissario Beigbeder, Franco e il Cognatissimo, a quelli inventati per il romanzo, come Candelaria e Felix, Ramiro, Marcus Logan e tanti altri. In sostanza, pur avendo un unico POV, si tratta di un romanzo abbastanza corale, in cui se anche non dovesse piacervi la protagonista ci sono comunque una miriade di alternative.

La trama, che alcuni giudicano improbabile, secondo me è necessaria: da metà volume in poi, infatti, la nostra Sira viene precettata dai servizi segreti britannici di stanza in Spagna e assume un'identità fittizia allo scopo di spiare i tedeschi. C'è stato chi ha definito questa scelta un'esagerazione: una persona del cui giudizio letterario mi fido ciecamente, dopo aver letto il romanzo su mio consiglio, ha detto che tutto l'interesse cala proprio in quel punto. Personalmente io trovo ci voglia, dopo 300 pagine, un turning point. 660 pagine di Sira Quiroga che viene abbandonata dall'amante e cuce vestiti sarebbero state un po' troppe. Invece, con l'aggiunta dell'elemento spionaggio, secondo me si vivacizza il romanzo, che altrimenti non andrebbe da nessuna parte.

Certo, c'è qualche lato negativo. Leggere questo libro significa imbattersi in espressioni frequenti e ripetute: Sira che era "solo un'umile sartina", che "accavalla le gambe" come se non ci fosse un domani e "fa risuonare i tacchi" ogni santa volta che muove un passo. Si ritrovano queste immagini molto di frequente, al punto da trovarle fastidiose, ed ecco perché non posso dare cinque cuoricini. Inoltre, l'introspezione qui non è solo profonda (che andrebbe bene), è addirittura esagerata, ma questo è molto "spagnolo" se ci si pensa bene. Ma tant'è: io sono una di quelle che seguono Il Segreto, che è una trashata assurda, perciò so di che parlo.

Devo ammettere che la descrizione dei costumi è impeccabile: si sente che la Dueñas è una professoressa universitaria. Tra le pagine vengono snocciolati abilmente date, nomi, eventi, titoli di quotidiani, locali alla moda, atelier e ristoranti; tipologie di stoffe e vestiti, nomi di vie e di cibi. E così tutto, nel suo insieme, ci fornisce una dettagliata idea di dove siamo, ci fa sentire dentro il romanzo. Pur con tutto ciò che di negativo gli si può attribuire, questo volume è un ottimo ritratto di un'epoca.

Ottima anche la traduzione dallo spagnolo, Niola ha fatto un grande lavoro.

Nel complesso, ho trovato questo libro più che valido. Come ho detto prima, non lo si deve affrontare pensando di trovarsi davanti alla nuova Virginia Woolf, bisogna dare alle cose il giusto peso: La notte ha cambiato rumore, per il proprio genere e le proprie potenzialità, è un ottimo romanzo. Se poi si considera che è un esordio, tanto di cappello. Lo consiglio, soprattutto in vista dell'estate, perché può accompagnarvi durante la settimana di ferie al mare o durante i caldi pomeriggi passati in città.

sabato 25 marzo 2017

INTERVISTA | Alessandro Bogani e Edoardo Pozzoli

Buongiorno, lettori! Bentornati sul blog! In questo assolato sabato primaverile vi voglio proporre un'intervista fatta a Alessandro Bogani e Edoardo Pozzoli, autori del romanzo Hermanos di cui trovate qui la recensione.

- Ciao ragazzi, bentornati sul blog! Vi ringrazio per la vostra disponibilità.
Ciao Lucrezia! È un piacere essere di nuovo ospiti del tuo blog.

- Avete fatto della scrittura una delle vostre passioni: è qualcosa che vi accompagna da sempre o è una scoperta recente? Come vi siete avvicinati a questo mondo?
Entrambi scrivevamo fin da quando eravamo al liceo, ma si trattava di brevi storielle scritte più che altro per passare il tempo. Poi un giorno abbiamo scoperto di questa nostra passione comune e abbiamo iniziato a pensare che sarebbe stato interessante provare a scrivere qualcosa a quattro mani. L’idea è finita nel dimenticatoio per un po', finché una sera in cui eravamo particolarmente annoiati ci siamo trovati e abbiamo abbozzato la scena che sarebbe poi diventata l’inizio di Hermanos.

- È difficile conciliare il lavoro dello scrittore con quello dello studente?
Dipende molto dal periodo. Per la maggior parte del tempo no, anche perché essendo in due in genere riusciamo a suddividerci piuttosto bene il lavoro, e questo diminuisce di molto il carico. Ma in effetti durante le sessioni d’esame scriviamo molto meno di quanto vorremmo.

- Con Hermanos siete passati al livello successivo e vi siete inseriti nel mercato editoriale. Cosa vi ha spinti a compiere questo passo? Come avete capito di essere "pronti"?
Principalmente per il fatto che eravamo davvero soddisfatti di come fosse uscita la storia. Si potrebbe pensare che essendo Hermanos un libro abbastanza breve sia stato relativamente facile scriverlo, ma non è così. Riuscire a costruire un buon intreccio, facendo attenzione anche alla caratterizzazione dei personaggi non è stato affatto facile. Abbiamo letto e riletto il libro da cima a fondo fino alla nausea, limando qua e là finché non ci è parso che tutto scorresse alla perfezione. A quel punto è venuto quasi da sé il desiderio di voler condividere quella storia anche con altri.

- Parliamo del romanzo: uno dei suoi punti di forza è la varietà dei personaggi. Quale tra loro è il vostro preferito, quello che considerate riuscito meglio?
Alessandro: Per quanto mi riguarda sono molto contento del personaggio di Thomas. Credo sia riuscito abbastanza bene, alcuni aspetti potevano essere sicuramente resi in maniera migliore, ma ho amato l’idea di costruire un personaggio così. In molte storie si vedono personaggi buoni venire corrotti completamente dalla vendetta, mentre Thomas è sì un personaggio buono che per ottenere la vendetta compie azioni terribili, ma rimane lucido per tutto il tempo, dilaniandosi l’anima perché sa benissimo quel che sta facendo, e non è qualcosa che può davvero accettare.
Edoardo: A parer mio invece il personaggio più riuscito è Julio. È tanto ingenuo quanto avventato, il che ci ha permesso di far emergere il lato più "comico" di noi due, però nel corso della narrazione trovo che vada in contro ad una continua crescita emotiva e riuscire a far maturare questo personaggio è stata davvero una grande soddisfazione per me.

- E, sempre che ce ne sia uno, quale invece non vi soddisfa del tutto?
Alessandro: Ecco, qui tocchiamo un tasto molto dolente (ride). Edoardo fin da subito ha odiato con tutto il cuore Diego (che tra l’altro avrà cambiato cinque o sei nomi in fase di scrittura), ma non tanto perché non fosse soddisfatto di com'era venuto, più che altro per il suo carattere un po' da vigliacco. Ad ogni scena proponeva di toglierlo di mezzo in qualche modo, ma alla fine sono riuscito a convincerlo ad adottare una soluzione meno drastica.

- Il genere western non è certo mainstream: ha un significato particolare per voi?
Edoardo: Ho proposto ad Alessandro di provare a scrivere una storia ambientata nel Vecchio West perché avendo letto una quantità incredibile di fumetti di Tex mi muovevo abbastanza bene in quel mondo, mentre lui prima di cominciare a scrivere Hermanos non conosceva quasi nulla del genere. Mi è toccato spiegargli anche le basi. Tuttavia credo che quello che più ci ha coinvolti di questo genere, che ci ha spinto a persistere in questo lavoro, sia l’incredibile senso di libertà che l’idea del Far West sa trasmettere. Ci sentivamo davvero liberi di far vagare l’immaginazione in tutte le direzioni possibili, mentre scrivevamo il romanzo.

- Avete scritto Hermanos a quattro mani. Come avete organizzato il lavoro? Trovate che sia più semplice lavorare insieme o da soli?
Alessandro: Io mi occupavo principalmente dei dialoghi, mentre Edoardo si concentrava di più sulla descrizione delle scene, poi quando ci trovavamo "cucivamo" insieme i pezzi che avevamo scritto e controllavamo che tutto filasse per il meglio. Per quanto riguarda il lavorare insieme o da soli, è difficile dire quale dei due sia il modo più semplice. Lavorando in coppia c’era bisogno di capire reciprocamente quali fossero le intenzioni dell’altro. Insomma, non bastava che ci dicessimo "Ok, questa scena la facciamo così", la cosa più importante è che la scena la stessimo vivendo entrambi allo stesso modo, altrimenti in fase di scrittura si sarebbe sentita molto la differenza di intenzioni e questo avrebbe portato ad un libro meno piacevole da leggere. Però il vantaggio di lavorare a quattro mani è che sicuramente le idee sono più varie, e che ci si diverte molto di più in fase di scrittura, un aspetto che non è per nulla accessorio.

- Vi siete mai sentiti respingere per la vostra giovane età? Come avete reagito?
No, l’età in effetti non è mai stato un problema. In molti non ci hanno risposto, alcuni ci hanno respinto principalmente per il modo in cui avevamo trattato il genere (con un misto di serietà e ironia) o perché un romanzo western non era considerato esattamente un "buon affare", dato che non dispone di un mercato molto ampio. In generale però non possiamo lamentarci, le risposte che abbiamo ricevuto sono sempre state molto educate, motivandoci la scelta, a parte in qualche caso in cui ci hanno addirittura detto che avrebbero voluto fustigarci per aver disilluso le grandi aspettative che l’editore si era fatto leggendo la sinossi (ride). Abbiamo risposto che avremmo provveduto il prima possibile a reperire il cilicio per la fustigazione. Un po' di (auto)ironia è sempre la scelta migliore per reagire a queste situazioni, a nostro avviso.

- Cosa consigliereste ad altri autori emergenti in cerca di un pubblico?
Di non pensare che il pubblico arrivi da sé. Al giorno d’oggi è anacronistico credere che l’unico compito dello scrittore sia quello di scrivere: se si vuol far conoscere la propria opera bisogna cercare di darle voce, in tutti i modi che possono venire in mente. Anche se si è firmato un contratto con una casa editrice, in particolare se medio-piccola, non si può pensare di non aver parte nel processo di diffusione. E soprattutto consigliamo di non aspettarsi che il pubblico sia pronto ad osannare il proprio lavoro: essere autori emergenti significa essere autori che hanno appena iniziato la propria carriera, perciò è assolutamente normale non essere perfetti, ed è più che giusto che il pubblico sappia indicare cosa c’è da migliorare (poi c’è anche chi critica un lavoro per il semplice gusto di farlo, ma lì sta all’intelligenza dell’autore saper capire cosa prendere come consiglio e cosa lasciar passare).

- Un’ultima domanda: avete già qualche idea per il futuro? Possiamo aspettarci presto un nuovo romanzo?
Abbiamo due progetti in mente. Uno è una sorta di seguito di Hermanos, mentre l’altro è un romanzo di fantascienza. Non sappiamo ancora bene quale dei due porteremo avanti per primo, abbiamo già abbozzato qualche scena per entrambi, ma la voglia di creare sperimentare la narrazione sci-fi è tanta, quindi probabilmente quest’ultimo progetto avrà la meglio. Per i tempi però non ci sbilanciamo, tutto dipenderà da quanto rapidamente riusciremo ad "ambientarci" in questo nuovo genere.

- Vi ringrazio molto del vostro tempo, è stato un piacere collaborare con voi. Reading in the T.A.R.D.I.S. e i suoi lettori vi fanno tantissimi auguri per il vostro futuro, ovunque vi porti!
Grazie a te Lucrezia, è stato un vero piacere rispondere alle domande!


Alessandro Bogani nasce nel 1995 in provincia di Milano, ha conseguito il diploma di maturità scientifica ed è attualmente iscritto al corso di laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche. L’interesse per la letteratura si manifesta con forza durante gli ultimi anni di liceo, tanto da far nascere in lui il desiderio i sperimentare in prima persona il mestiere dello scrittore. Ha un debole per la fantascienza di Asimov  per quei libri dal sapore "terroso" come La strada, Il buio oltre la siepe e Furore, ma il suo sogno è di sperimentare e rivisitare quanti più generi letterari possibili, dal western alla fantascienza,  confrontandosi con essi da scrittore per conoscerli meglio. Oltre alla letteratura, le sue passioni sono la musica, la cinematografia e la fisica, interessi che spesso s'intrecciano e vanno a contaminare ciò che scrive.




Edoardo Pozzoli nasce nel 1995 a Desio, una cittadina vicino alla metropoli milanese. Attualmente è iscritto al corso di laurea in Economia e gestione dei beni culturali, all'Università Cattolica di Milano. Sogna un'Italia che sappia valorizzare al massimo i suoi beni culturali, dai parchi archeologici alle mostre di arte contemporanea, cercando di dare un valido contributo a questa causa. Amante di gran parte dei generi letterari sin da piccolo, ha sempre avuto una predilezione per quello storico/narrativo, spaziando dalle epoche antiche fino a quelle più contemporanee. Appassionato di cinema, si è affacciato da qualche anno al mondo dei fumetti Bonelli, e spera di far tornare il genere western italiano nella vita degli italiani, con uno stile audace e moderno.


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mercoledì 22 marzo 2017

SEGNALAZIONE | "L'Incensiere" di Valerio Dalla Ragione

Ciao, piccini! Buon mercoledì!
Oggi vi propongo la segnalazione di questo romanzo, uscito da appena un paio di mesi: parlo de L'Incensiere, scritto dal giovane Valerio Dalla Ragione, di cui a breve uscirà una recensione qui sul blog. Eccovi qualche informazione generale:

L'Incensiere
di Valerio Dalla Ragione
Ed: Lettere Animate - 382 pagine
Brossura: 16.50 euro - Ebook: 2.99 euro

Con vostra grande sorpresa vi scoprite essere lo scomodo bersaglio della classe dominante della vostra città, una città dove centotrenta milioni di persone vivono con lo spettro di un conflitto che potrebbe annientare le loro esistenze. Mentre la corruzione dilagante ingloba la vita politica e un monarca semi-umano getta le fondamenta di una nuova società, la morte a cui vi hanno predestinato potrebbe non essere la vostra unica opzione: dimore imperiali oltre la via della seta, autostrade informatiche, etnie robotiche sepolte dal tempo e cerimonie del tè in un pomeriggio d'autunno si mostreranno nel campo delle vostre possibilità. Fra i riflessi distorti di una metropoli dormiente e le notti di delirio nella ferocia di un'altra epoca, vi chiederete se le domande sulla vostra vita e quello che vi circonda valgano la pena di essere poste.

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Toscano, classe '95. Dopo essermi diplomato al Liceo Classico F. Petrarca di Arezzo, sono studente di laurea triennale in economia alla Copenhagen Business School. L'Incensiere è il mio secondo romanzo - il primo, Selène, è stato pubblicato nel 2015 da Lettere Animate Editore. Coltivo la composizione al pianoforte e la lingua cinese nel tempo libero.

martedì 21 marzo 2017

RECENSIONE | "La luce sugli oceani" di M.L. Stedman

Ciao a tutti lettori! Bentornati sul blog! Com'è andato il fine settimana? Il mio è stato piacevole, rilassante e all'insegna della lettura!
Oggi voglio tentarvi con la recensione di La luce sugli oceani di M.L. Stedman, romanzo che vegetava nel mio Kobo da qualche mese e che finalmente ho deciso di leggere, in modo da poter vedere il film dopo aver già "assaggiato" la storia. Purtroppo, non sono rimasta colpita come avrei voluto...


La luce sugli oceani
di M.L. Stedman
Ed: Garzanti - 366 pagine
Ebook: 5.99 euro - Copertina rigida: 8.42 euro

Isabel ama la luce del faro tra gli oceani, che rischiara le notti. E adora le mattine radiose, con l'alba che spunta prima lì che altrove, quasi quel faro fosse il centro del mondo. Per questo ogni giorno scende verso la scogliera e si concede un momento per perdersi con lo sguardo tra il blu, nel punto in cui i due oceani, quello australe e quello indiano, si stendono come un tappeto senza confini. Lì, sull'isola remota e aspra abitata solo da lei e suo marito Tom, il guardiano del faro, Isabel non ha mai avuto paura. Si è abituata ai lunghi silenzi e al rumore assordante del mare. Ma questa mattina un grido sottile come un volo di gabbiani rompe d'improvviso la quiete dell'alba. Quel grido, destinato a cambiare per sempre la loro vita, è il tenue vagito di una bambina, ritrovata a bordo di una barca naufragata sugli scogli, insieme al cadavere di uno sconosciuto. Per Isabel la bambina senza nome è il regalo più grande che l'oceano le abbia mai fatto. È la figlia che ha sempre voluto. E sarà sua. Nessuno lo verrà a sapere, basterà solo infrangere una piccola regola. Basterà che Tom non segnali il naufragio alle autorità, così nessuno verrà mai a cercarla. Decidono di chiamarla Lucy. Ben presto quella creatura vivace e sempre bisognosa d'attenzione diventa la luce della loro vita. Ma ogni luce crea delle ombre. E quell'ombra nasconde un segreto pesante come un macigno, più indomabile di qualunque corrente e tempesta Tom abbia mai dovuto illuminare con la luce del suo faro.
Deludente

La prima volta che ho visto questo titolo è stato su un canale youtube americano o canadese, che in realtà non seguo e che quindi non posso linkarvi: la ragazza ne parlò molto bene e, vista la bellissima copertina in lingua originale, pensai che potesse valere davvero la pena leggerlo. C'era qualcosa, però, che non mi convinceva fin dall'inizio: non avrei saputo dire cosa, ma c'era, così invece di comprarlo in cartaceo lo comprai in ebook e lo lasciai nel Kobo per qualcosa come mesi e mesi, fino a dimenticarmi di averlo in mio possesso. Poi, quando settimane fa cominciò a girare il trailer dell'omonimo film, pensai che forse era un segno: era giunto il momento. Mai decisione fu più sbagliata.

Se dicessi di odiare questo libro, mentirei. Io non odio La luce sugli oceani, penso che le basi fossero buone, ma ci sono state delle cose (troppe cose) che mi impediscono di amarlo. Vado a spiegarmi.

L'ambientazione è portentosa: non avevo mai, mai, mai letto nulla che si svolgesse in un faro (la mia amica Alessia, che ha la passione dei fari, mi ucciderebbe). Anche l'Australia è una zona del mondo di cui ho letto molto poco, tranne una biografia di Pamela Travers e qualche racconto. L'ambientazione è stata in assoluto la mia parte preferita del libro: le descrizioni di Janus Rock, degli insediamenti costieri, delle reminescenze di una Sidney che ormai non esiste, così peculiare nel suo essere diversa dalle città europee... Ho amato le descrizioni. Se la Stedman ha un talento, è quello del descrivere l'ambiente.

Anche gli approfondimenti sulle gioie e dolori dei guardiani dei fari mi sono piaciuti: come ho detto sopra, non sono molto ferrata in tema fari e mi piace sempre approfondire nuove cose, quindi le varie descrizioni della vita di un guardiano sono state particolarmente apprezzate. Tutta la scena in cui Tom spiega ad Isabel come funzionano e a cosa servono le varie parti del faro è stata molto bella.

Ora, a starmi a sentire vi chiederete: se mi è piaciuto tutto ciò, perché il libro mi ha delusa? Ah, non preoccupatevi, cari, che ve lo spiego subito.

I personaggi. Non ho apprezzato particolarmente nessuno di loro, con l'unica eccezione di Lucy, la bambina che Tom e Isabel trovano e salvano dalla morte nel primissimo capitolo del libro. Lucy si comporta nel modo in cui una bambina di tre anni, sballottata da una famiglia all'altra, si comporterebbe: non posso lamentarmi di lei. Ma di tutti gli altri posso eccome. Tom, il protagonista maschile della vicenda, l'ho trovato piuttosto piatto: l'abbiamo già visto il reduce, l'abbiamo già incontrato il personaggio dell'ex soldato a cui spetta l'ingrato compito di essere sopravvissuto. Esiste un'intera, vastissima letteratura su personaggi simili, perciò non mi ha detto nulla di nuovo, non mi ha trasmesso ciò che avrebbe voluto trasmettere. Perché è questo il punto: i personaggi di questo libro avevano la volontà e il ruolo di trasmettere determinati sentimenti, ma non ne sono stati capaci. Il grande dramma di La luce sugli oceani è, secondo me, il mancato raggiungimento dello scopo. Isabel, Hannah, Tom, tutti avrebbero avuto molto da dire, da comunicare, ma la Stedman non è stata in grado di dar loro la giusta voce. Isabel voleva essere la ragazza scanzonata e sempre positiva con un sogno, ma a me è sembrata un po' tocca. Hannah, con la quale fin dal primo momento ho simpatizzato, perché mettendomi nei suoi panni mi è venuto da vomitare al pensiero che un'altra donna possa crescere quella che è la mia bambina, alla fine non mi ha dato la rabbia che mi aspettavo: era arrabbiata, sì, era disperata, certo, ma non tanto quanto prometteva di essere.

L'argomento del romanzo è comunque suggestivo: la maternità, che al momento mi sembra ancora lontana, è la chiave di tutto. Su questo la Stedman è stata brava: ha scritto di un topic tra i più discussi dell'ultimo periodo, non poteva non avere successo. Forse sono un po' troppo quadrata, forse non essendo madre non avrei diritto di parola, ma fin dalle prime pagine ho cominciato a simpatizzare per la madre di Lucy. All'inizio il lettore non ha idea di chi sia questa donna, non sa nemmeno se è viva. Io, purtroppo, sapevo che era ancora in vita perché ho iniziato il libro dopo aver visto il trailer del film, ma comunque non potevo conoscerne il personaggio. Ciononostante ho odiato Isabel: il primo pensiero che ho avuto è stato "Giù le mani da quella bambina, che non è tua!". Un punto a favore, quindi, è la scelta del tema del libro: molto attuale, molto "vicino" a tante lettrici. Come si suol dire, come un piatto di tortellini per una bolognese (e se non si suol dire, lo dico io).

Nel complesso sono rimasta delusa. Il libro è salvabile per certi aspetti, ecco perché gli ho dato due cuoricini e non solo uno, ma volendolo giudicare nel suo insieme non lo rileggerò mai, né ho più alcuna intenzione di vedere il film. Peccato, perché c'erano tutte le possibilità perché fosse un romanzo meraviglioso, emozionante, di quelli che ti fanno cadere gli occhi a forza di leggere. Io mi rendo conto che questa è l'unpopular opinion più unpopular di sempre, ma che volete farci? Ho gusti strani.

lunedì 20 marzo 2017

COVER REVEAL | "A Second Life" di Alice Elle

Ciao, topini! Bentornati sul blog per una nuova settimana, che inizia con un cover reveal davvero speciale!
Oggi vi sveliamo la cover di un conteporary romance, prossimamente in uscita, che parla di come non si debba mai perdere la speranza, anche quando il destino si accanisce contro di noi. Una storia sulle seconde possibilità che la vita offre.

 A Second Life
di Alice Elle
Ed: autopubblicato 
Progetto grafico: Lovely Covers
Ebook: 0.99 euro

Una telefonata ha distrutto il matrimonio perfetto di Elena. Una sola frase è bastata perché l’amore per il marito si trasformasse in una ferita infetta, un peso insostenibile che la trascina a fondo. L’unica soluzione sembra prendere un aereo e partire, mettere centinaia di chilometri tra se stessa e una realtà che non è in grado di sopportare, alla ricerca di una pace che sembra inesorabilmente perduta. Il destino, però, ha in serbo qualcosa di diverso. Elena approda in una terra ricoperta di ghiaccio e incontra un uomo che in quel gelo ha nascosto la propria anima, per non dimenticare, per espiare… Gli occhi di ghiaccio di Mikhail la scrutano, la inchiodano, la spogliano di ogni maschera.
Tuttavia, quel ghiaccio brucia più del fuoco e, quando la neve si scioglie, la vita è pronta a germogliare.

Andiamo a conoscere i personaggi...



Alice Elle è, prima di ogni altra cosa, una lettrice seriale. Il suo amore per i libri dura da decenni (non sveliamo quanti), una passione così forte da spingerla a scriverne sul web diventando una lit-blogger. Eppure ancora non era abbastanza, così ha preso la penna in mano e ha iniziato a raccontare storie.

Potrete trovare il libro di Alice Elle a partire dal 3 aprile 2017 su Amazon!

domenica 19 marzo 2017

BLOGTOUR > RECENSIONE | "Frammenti d'Infinito" di Paola Catozza

Ciao a tutti, lettrici e lettori, bentornati sul blog con una nuova lettura! Come sta andando questo mese di marzo? Io sono fiera di dire che per tutto il mese di aprile non avrò esami, quindi posso starmene un beata pace a leggere tutto il giorno prima di rimettermi a studiare *-*

E a proposito di leggere, vi ricordate quando in questo post segnalai i due libri di Paola Catozza? Come forse saprete se spulciate i lit-blog che ci sono in giro è in corso il blogtour dedicato ai suoi lavori. In questa penultima tappa vi propongo la mia recensione di Frammenti d'Infinito.


Frammenti d'Infinito
di Paola Catozza
Ed: Self Publishing - 125 pagine
Ebook: 0.99 euro - Brossura: 5.90 euro

Frammenti d’Infinito è una raccolta di pensieri, di frasi, aforismi, scritti per dare voce a emozioni e sentimenti che non riescono a mostrarsi se non attraverso le parole. Sono citazioni, più o meno lunghe, scritte di getto e in cui spiccano temi relativi all’amore, ma anche all’insicurezza, alla paura di non essere abbastanza o di restare sola. É, dunque, una sorta di diario di pensieri scomposti nati per dar libero sfogo a ciò che provo.

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Molto bello!

Devo premettere che lo stream of consciousness è un tipo di lavoro che amo molto: è uno stile che non va revisionato, altrimenti perde tutto il suo splendore. Soprattutto è uno stile difficile, perché comunque può facilmente portare a divagazioni senza senso. Devo dire che da questo punto di vista Paola Catozza non delude: essendo vari "capitoli", nel senso che i pensieri non sono concatenati tra di loro come potrebbe avvenire nell'Ulisse o simili, il libro risulta scorrevole e quindi alla portata anche di chi di solito dallo stream of consciousness si tiene bene alla larga.

Naturalmente non si può parlare di personaggi: questa raccolta di pensieri è fortemente introspettiva e forse l'unica vera protagonista è l'autrice stessa, che secondo me ha fatto un vero atto di coraggio scegliendo di mettere a nudo quelli che sono i propri pensieri su argomenti più o meno profondi, ma comunque di grande importanza per lei e per tutti i lettori. Sono rimasta molto colpita dal ragionamento che sta alle spalle di alcuni di questi aforismi: sono cose che non so se io sarei stata in grado di condividere. Punti forti del libro sono sicuramente l'introspezione e l'autoanalisi.

Personalmente (ma questo è totalmente opinabile, me ne rendo conto) ho apprezzato tantissimo la pagina 69 dell'ebook:

Ci innamoriamo dell'Idea dell'Amore

L'ho trovata attualissima, non tanto per la mia situazione personale attuale quanto per la mia situazione passata e per quella di moltissime persone, uomini e donne, che pensano di amare confondendo l'amore con l'abitudine, con il romanticismo portato all'eccesso. Si tratta di qualcosa che vedo spessissimo e che mi fa rabbrividire.


In generale voglio dare a questo libro 4 cuoricini su 5, perché penso meriti veramente l'attenzione. Paola Catozza dimostra di avere un buon potenziale immaginifico ed una grande capacità di riflessione, indispensabili per chi voglia scrivere testi introspettivi. Sono curiosa di leggere i suoi prossimi lavori, voglio decisamente tenermi aggiornata e magari acquistare il cartaceo di questo volume, per poterlo consultare in modo più maneggevole.


Le altre tappe del blogtour sono naturalmente sempre attive e vi invito a visitarle: potrete trovare altri contenuti che riguardano Paola Catozza e le sue parole!

giovedì 16 marzo 2017

SPECIAL | English? Yes, please #2

Rubrica a cadenza casuale inventata da me in cui vi racconto
quali titoli in inglese sono finiti nella mia TBR.

Oggi è giovedì. In particolare, oggi è giovedì 16 marzo. Ma non è un 16 marzo qualsiasi: oggi esce Beauty and the Beast con Emma Watson nei panni di Belle. Ora, per me personalmente Belle in quanto personaggio (non parlo della Belle targata Disney, ma di quella della fiaba di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont inserita nello splendido Magazzino dei bambini) è sempre stata importante: mi ha insegnato molto, mi ha aiutata a formarmi quando ero piccola. Per me la fiaba de La Bella e la Bestia ha sempre avuto un significato speciale. Se in più ci piazzano Emma Watson a interpretare Belle, che altro voglio in più?

Oggi ho quindi deciso di dedicare una puntata della rubrica English? Yes please alla fiaba de La Bella e la Bestia parlandovi di un retelling che purtroppo è passato in sordina, ma che personalmente non vedo l'ora di leggere.


As Old as Time
di Liz Braswell
Ed: Disney Pr - 484 pagine
Copertina rigida: 14.48 euro - Brossura: 9.71 euro

E se fosse stata la madre di Belle a maledire la Bestia? As Old as Time è il terzo libro in una nuova collana YA che reinventa i classici Disney e li trasforma in modi nuovi e sorprendenti. Quando Belle tocca la rosa incantata, le invadono la mente ricordi di una madre che pensava non avrebbe mai rivisto. Eppure, sua madre altri non è che la bellissima incantatrice che ha maledetto il castello e i suoi abitanti. Sconvolta e confusa, Belle e la Bestia dovranno svelare l'oscuro mistero delle loro famiglie, un mistero che va avanti da ventun anni.

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Al di là del friendly reminder che riguarda la canzone di Mrs. Bric (o Mrs. Potts, dipende da come siete abituati a chiamarla) che recita "Tale as old as time, true as it can be", che personalmente mi fa gasare tantissimo, ciò che mi interessa di questo libro è l'aspetto un po' più adulto che la Braswell vuole dare al romanzo. Io non l'ho ancora letto, ma mi sembra un retelling di valore.

Naturalmente è un retelling del film Disney, non della fiaba originale, quindi non aspettatevi stranezze rispetto al cartone animato.

Della stessa autrice mi è già capitato di leggere il prmo volume della serie A Twisted Tale, ovvero A Whole New World, che come penso immaginiate è un retelling del film Alladin (di nuovo: un retelling del film Disney, non del racconto). L'ho trovato ben costruito, considerando che si tratta appunto di un retelling e non di una storia costruita ex novo, lo stile della Braswell mi è piaciuto, l'inglese è scorrevole e non eccessivamente complesso. In generale consiglierei A Whole New World a chiunque sia appassionato di film Disney e voglia leggere qualcosa di un po' alternativo, senza con questo aspettarsi il nuovo I promessi sposi.

Nella serie A Twisted Tale:

martedì 14 marzo 2017

RECENSIONE | "Storie di libri perduti" di Giorgio van Straten

Ciao a tutti, miei piccoli strawberry scones! Bentornati sul blog!

Oggi voglio partire con il botto: ultimamente ho avuto fortuna e ho fatto delle letture davvero davvero belle, non posso lamentarmi dei libri che ho letto (un po' di più del libro che ho attualmente in lettura: se volete qualche spoiler aggiungetemi su Goodreads) e in particolare il libro di cui vi parlo oggi è Storie di libri perduti, un saggio/racconto di Giorgio van Straten.


Storie di libri perduti
di Giorgio van Straten
Ed: Laterza - 135 pagine
Ebook: 8.99 euro - Copertina rigida: 11.90 euro

Questo libro racconta la storia di libri che c'erano e non ci sono più. I libri perduti non sono libri dimenticati oppure libri pensati dall'autore e mai nati. Sono quelli che l'autore ha scritto, che qualcuno ha visto, magari ha anche letto, e che poi sono stati distrutti o dei quali non si è saputo più niente. Libri scomparsi, ma che sono di certo esistiti. Ogni libro perduto ha la sua storia che non assomiglia alle altre, se non per qualche particolare che stabilisce strane relazioni. Un lungo viaggio che vale senz'altro la pena di fare, perché magari un giorno, da qualche parte, uno di questi libri che sembra perduto per sempre potrebbe miracolosamente riemergere.

Potete comprarlo su Amazon: cliccate qui!
Meraviglioso!

Questo libretto (perché è davvero minuscolo) edito da Laterza mi ha resa veramente felice. In otto capitoli, l'autore racconta di otto autori i cui scritti (romanzi, racconti, poesie) sono andati persi in maniera irreparabile. Come dice van Straten nell'introduzione, non parla di quei libri che sono ormai finiti nel dimenticatoio da decenni ma che un buon editore potrebbe recuperare: si parla di manoscritti ormai del tutto perduti, perché distrutti o smarriti o chissà che altro.

Al di là del mio interesse per la storia editoriale in generale, questo volumetto si focalizza in modo particolare sia sulla trama (o sulla supposta trama: li abbiamo perduti, appunto) sia sulla vita degli autori, sul loro carattere, sul momento della loro esistenza in cui questa perdita è avvenuta. Van Straten riesce a contestualizzare lo smarrimento dei testi con maestria, permette di capire esattamente le dinamiche che hanno portato alla perdita dei manoscritti e anche e soprattutto di comprendere che non ci sarebbe stato modo di salvare il salvabile (a parte nel caso di Gogol' ma io detesto Gogol' quindi forse sono un po' di parte).

La breve durata dei capitoli (dalle 7 alle 11 pagine ciascuno, praticamente un quarto d'ora di lettura) permette tra l'altro di gustarseli ovunque e in qualsiasi momento: dal treno alla sala d'attesa alla pausa caffè, dalla sera prima di chiudere gli occhi alla mattina mentre si fa colazione. Diciamo che il formato è quello giusto, van Straten non spende parole che non servono ma usa tutte quelle che sono necessarie.

Questo libro mi è piaciuto così tanto, ma così tanto che voi non potete averne idea. Giuro che mi ha entusiasmata così tanto che vorrei poter dare a Storie di libri perduti trentordici cuoricini, non solo cinque. L'ho amato, è uno dei libri più belli che abbia mai letto. Tra l'altro lo stile di van Straten rende questo saggio quasi una raccolta di racconti, perché bene o male come dicevo si parla della vita degli autori, delle loro vicissitudini, quindi è un po' come leggere un racconto sulle loro vicende.

Consiglio questo libro a chiunque legga questo post. Non penso ci sia target a cui questo libro non sia destinato: dai lettori di racconti ai lettori di saggi, dagli amanti dell'editoria agli amanti dei singoli autori. Non posso dire altro se non: leggetelo, vi piacerà moltissimo!

sabato 11 marzo 2017

RECENSIONE | "Hermanos" di A. Bogani e E. Pozzoli

Ciao a tutti, lettrici e lettori! Bentornati sul blog per una nuova recensione: il libro in questione si chiama Hermanos ed è un romanzo scritto a quattro mani da Alessandro Bogani e Edoardo Pozzoli, che mi è hanno gentilmente inviato il loro libro per una recensione brutale e cattiva onesta.


Hermanos
di A. Bogani e E. Pozzoli
Ed: Ispired Digital Publishing
Ebook: 1.99 euro

America, fine dell’ottocento. Un pistolero eccellente poco riflessivo e molto esuberante, uno stratega infallibile e di poche parole, un ex-soldato americano pavido e pigro ed un medico senza le giuste qualifiche, ognuno in cerca della propria strada, si ritrovano in fuga dall’Arizona verso il Messico. Ricercati con l’accusa di furto di un carico d’oro sia dall’esercito Americano che da quello Messicano e con la certezza della fucilazione in caso di cattura, si trovano costretti a mettersi sulle tracce dei veri responsabili che li hanno volontariamente cacciati in quella spiacevole situazione. Una volta scoperta la destinazione dei lingotti e dei veri ladri, il gruppo avrà ancora il coraggio di cercare vendetta per la falsa accusa e di impossessarsi dell’oro?
Hermanos è un romanzo western dal sapore duro e dalle tinte forti, esattamente come l’epoca in cui è ambientato, dove una persona con in mano un’arma poteva fare una grande differenza. Un libro coinvolgente ed emozionante per un genere che ancora oggi continua ad affascinare le persone. Gli autori Bogani e Pozzoli trascinano il lettore nel vivo dell’azione con situazioni concitate e suggestive dove, l’attenta caratterizzazione dei personaggi, riesce a rappresentare perfettamente tutte le sfumature delle persone di quel periodo. Distinguiamo infatti pistoleri formidabili, approfittatori, strateghi, codardi, ladri spietati, buffoni, uomini di legge risoluti e ribelli alla ricerca disperata di giustizia, tutti legati da un fato che appare costantemente avverso.

Molto bello!

I due giovani autori ci portano fin da subito in un clima attivo: il primo capitolo inizia in medias res e non ci lascia quasi il tempo di chiederci chi o cosa o perché. Incontriamo fin da subito uno dei protagonisti, Julio, un giovane simpatico ma un po' pasticcione, abilissimo pistolero e aspirante rapinatore di diligenze. Un punto forte di questa storia sono senza dubbio i personaggi: ciascuno ha il proprio carattere, non c'è ripetizione, non sono personaggi piatti: essendo questo un romanzo abbastanza corale è fondamentale che tutti i personaggi in gioco siano diversi tra di loro e da questo punto di vista sono rimasta molto soddisfatta, sono tutti caratterizzati con grande cura ed attenzione al dettaglio.
Aggiungerei una nota personale: nei protagonisti ho rivisto qualcosa dei Maladrini e il mio cervello è partito per la tangente.

La trama in sé presenta uno dei tipi canonici del genere western: storie di banditi, di frontiera. Bogani e Pozzoli non hanno perso di vista il genere nel quale il romanzo naviga, non sono "usciti dai binari", per rimanere in tema, il che è sempre molto facile considerando con quanti altri generi il western può essere mixato. In Hermanos invece rimaniamo nel western puro, con uomini rudi ma tormentati dalle proprie storie passate che non si perdono tanto in chiacchiere e fanno quello che va fatto. Anche questo è un punto a favore del romanzo, non si smarrisce sulla via dello sviluppo.

Un'altra cosa che ho apprezzato è stata la piacevole assenza di contorno: non sappiamo l'anno preciso in cui si svolge la storia, sappiamo solo che siamo dopo la Guerra di Secessione e lo sappiamo solo perché se ne parla nel romanzo, né sappiamo la precisa locazione geografica, della quale possiamo solo farci un'idea: in parte negli Stati Uniti, in parte in Messico, ma nulla di più preciso. Il bello del genere western è anche questo: è come un quadro di cui si è smarrita la cornice. Non deve dire quando e dove: siamo nell'old wild west, dove non ci sono punti di riferimento, dove tutto è frontiera, dove tutto si conquista. Hermanos rende bene questa idea. Va letto con attenzione per coglierne i dettagli, ma non darà mai alcuna conferma al lettore, come un buon western dovrebbe fare.

Qualche piccolo appunto, però, lo devo fare. Conosco l'Inspired Digital Publishing solo vagamente, quindi non sono certa di come lavorino, ma ciò che è certo è che il lavoro di editing alle spalle di Hermanos è stato scarsino. Non è colpa degli autori, correggere gli errori ed esaltare la prosa è compito dell'editor. Al di là delle scelte del vademecum della casa editrice, che non posso e non devo contestare, ci sono imprecisioni che vanno al di là di qualsiasi licenza. In questo testo si riscontrano ripetizioni, sviste di battitura, errori di consecutio temporum e un linguaggio eccessivamente colloquiale (anche per un western: un linguaggio appropriato al genere è un linguaggio duro, fosco, ma deve comunque essere lessicalmente corretto). Un altro piccolo appunto, anche se in questo caso è davvero una sciocchezza, sono i termini in lingua spagnola: sono pochi, nel testo, servono solo a dare un'idea della provenienza dei personaggi e del loro luogo di residenza, ma occorre revisionarne gli accenti.

Infine un consiglio ai due autori per il futuro: un western, per quanto debba essere, come dicevo qui sopra, senza contorni precisi, ha comunque bisogno di basi solide. Consiglio quindi una buona documentazione storica che impedisca alcune imprecisioni che ho riscontrato nel testo. Questa non vuole essere una critica, ma solo un suggerimento: io ho una formazione storica e mi sono accorta di alcune piccolezze, magari un altro lettore non l'avrebbe nemmeno notato. Una buona ricerca è comunque una parziale garanzia di qualità.

In linea generale la mia opinione su questo libro è positiva: mi ha permesso di tornare in ambientazioni come quelle di Paradise Sky e Warlock, che non sono più stata in grado di trovare sulla carta stampata, mi ha dato piacevoli sensazioni nel corso della lettura e, considerando che è un romanzo d'esordio di due autori molto giovani, è ricco di potenziale. Mi piacerebbe molto leggere nuovamente qualcosa di loro invenzione in futuro, perché sono convinta che abbiano grandi capacità.

martedì 7 marzo 2017

RECENSIONE | "Shakespeare - Una biografia" di Peter Ackroyd

Ciao a tutti, amici bibliofili, bentornati sul blog!
Oggi voglio proporvi la recensione di un libro che ho amato moltissimo, iniziato a febbraio ma per varie motivazioni concluso solo in questi ultimi giorni sebbene mi mancassero poche pagine. Sto parlando di Shakespeare - Una biografia di Peter Ackroyd.


Shakespeare - Una biografia
di Peter Ackroyd
Ed: BEAT - 670 pagine
Ebook: 9.99 euro - Brossura: 14.03 euro

Il romanzo della vita di Shakespeare: così può essere definita questa monumentale biografia che penetra così a fondo nel mondo e nelle vicende più salienti dell'esistenza del genio inglese da apparire più come l'opera di un scrittore coevo che quella di un biografo del ventunesimo secolo. Shakespeare nacque a Stratford il 23 aprile del 1564 e morì nella stessa piccola città inglese nel 1616. Gli amici di Stratford furono i suoi amici di sempre, le persone che accompagnarono l'intera sua esistenza. Lavorò in teatro, recitando nelle prime sale londinesi e riscrivendo e componendo per una serie di compagnie determinate quali "The Queen's Men", "The Lord Chamberlain's Men" e "The King's Men". Un piccolo mondo, preciso, costante. Peter Ackroyd ci accompagna innanzi tutto nel paesaggio di questo mondo. Percorre le strade di Stratford e Londra, a cavallo tra Cinquecento e Seicento, come se appartenesse pienamente a quel tempo. Descrive l'ambiente teatrale come se fosse uno spettatore elisabettiano e assistesse alle prime rappresentazioni delle tragedie e delle commedie. Scrive dello Shakespeare attore, drammaturgo e poeta, e dunque della sua cerchia di impresari, attori e coautori e della loro "comunanza di sentimenti". Ritesse, insomma, non solo la tela dell'epoca di Shakespeare, ma ne ravviva i colori e le sfumature come se fossero appena dipinti.

Meraviglioso!

Prima di tutto una premessa più che doverosa: al contrario di quanto dice la sinossi che vi ho riportato, che è quella di Amazon, questo libro non è un romanzo. Ci tengo a specificarlo perché chi lo dovesse comprare aspettandosi un bel romanzo storico tranquillo sbaglierebbe completamente acquisto. Questo mattone di quasi 700 pagine NON è un romanzo. Con questo non voglio dire che sia brutto, come avete visto ho assegnato a questo volume ben cinque cuoricini: dico però che non è una lettura leggera. Questo libro è un saggio.

Fin dalle prime pagine ci troviamo immersi nella vita si Shakespeare per quella che è la sua totalità. Mi spiego: dalla prima all'ultima pagina noi non sapremo solo le vicende che riguardano William, ma anche quelle che riguardano i suoi amici, la sua famiglia, i nemici e perfino i vicini di casa, da quante volte andavano in bagno a quanto pagavano d'affitto. Questo testo è ricco di informazioni, così ricco a dire il vero che spesso mi sono fermata per ricapitolare un po' ciò che avevo letto. Ho preso appunti, ho attaccato delle etichettine per segnarmi le pagine per future consultazioni, perché questo è un testo di consultazione. Non aspettatevi grandi colpi di scena: questa è storia, pura e semplice (proprio come piace a me, oserei dire!).

Non conoscevo Ackroyd prima di questo libro, ma ho intenzione di recuperare altri suoi testi. Ha un modo di approcciarsi a Shakespeare che definirei trasversale: né storico, né letterario. Ackroyd fa un lavoro molto profondo in queste pagine: lui analizza le opere di Shakespeare in relazione alle vicende che ne hanno caratterizzato la vita. I boschi che occupano le sue opere sono i boschi della sua infanzia, le donne che popolano drammi, commedie e sonetti sono le donne che ha incontrato nel corso della sua esistenza. Ackroyd riesce a dare alle parole del Bardo un nuovo significato.

Per me vale tutto. Si tratta di una delle letture più belle, approfondite e dettagliate che abbia fatto negli ultimi mesi e soprattutto si tratta di un lavoro di passione: Ackroyd ama Shakespeare profondamente e si capisce bene, benissimo. Ad ogni pagina sempre quasi di sentirne la voce, come di un simpatico, arzillo professore pieno di esperienza che vuole disperatamente farti amare ciò che ama lui, come se fosse un fanboy.

Consiglio questo libro a tutti coloro che amano Shakespeare e che vogliono avere una visione d'insieme, una visione intera di ciò che è stata la sua vita, a coloro che vogliono capire i perché e i percome della sua poetica, ma anche e forse soprattutto agli appassionati di storia che desiderano saperne di più dell'epoca del teatro elisabettiano.

Nota di servizio: suggerisco di leggere anche le note dell'autore che seguono l'indice dei nomi, contiene ulteriori informazioni interessanti!

lunedì 6 marzo 2017

SEGNALAZIONE | "Essenzialmente donna" di Silvia Devitofrancesco

Buongiorno, lettrici e lettori! Com'è andato il vostro week end? Il mio è stato per una volta libero da esami e mi sono finalmente rilassata un po'! Voi cosa avete fatto?

Oggi sono qui per segnalarvi Essenzialmente donna, una raccolta di racconti pubblicata da Silvia Devitofrancesco e che potrete trovare su Amazon da oggi.
 
 
Essenzialmente donna
di Silvia Devitofrancesco
Ed: Self Publishing - 70 pagine
Ebook: 0.99 euro (gratis con Kindle Unlimited)
BOOKTRAILER

"Essere donna è essere una delle creature più poliedriche del Creato".
Sette racconti che spaziano dal Romance all'indagine psicologica, dalla problematica familiare al genere storico, dal ricordo adolescenziale al Chick lit.
Sette personaggi femminili raccontano le loro storie ed esprimono il loro modo di essere donna.
Completa il testo una piccola guida ironica per essere donne vincenti nel XXI secolo.

Potete comprarlo su Amazon: cliccate qui!

Silvia Devitofrancesco è nata a Bari nel 1990. È laureata in Lettere (curriculum "Editoria e giornalismo") e ama scrivere e leggere sin da piccola. Dopo aver pubblicato racconti in antologie, approda al romanzo con Lo specchio del tempo col quale vincerà il premio letterario "Autore Possibile 2016". Nel 2016 pubblica l'opera umoristica "Ultimo accesso alle..." e la commedia romantica "Un secondo, primo Natale".
Gestisce il blog letterario www.ragazzainrosso.wordpress.com.

sabato 4 marzo 2017

RECENSIONE | "Sidney Chambers e i Pericoli della Notte" di James Runcie

Ciao, tesorini! Come è andata la vostra settimana? Io sono finalmente riuscita a concludere la lettura di Sidney Chambers e i Pericoli della Notte che avevo in lettura da quasi due settimane, purtroppo gli esami sembrano moltiplicarsi e mi portano via tempo prezioso! Ora posso farne una recensione a caldo.


Sidney Chambers e i Pericoli della Notte
di James Runcie
Ed: Vallardi - 330 pagine
Ebook: 9.99 euro - Brossura: 14.37 euro

Inghilterra, 1955. Sidney Chambers, l'affascinante reverendo con la passione dell'investigazione, è tornato. Nella cornice dell'incantevole cittadina di Grantchester, in compagnia del suo fedele labrador Dickens e dell'irascibile ispettore Keating, Sidney si trova ad affrontare una nuova serie di casi misteriosi: la caduta di un professore di Cambridge dal tetto del college, un incendio doloso, un sospetto avvelenamento e una vicenda di plagio dalle drammatiche conseguenze. Durante le indagini, però, dovrà affrontare anche altri problemi di carattere più personale, come scegliere tra la sua amica Amanda e una seducente vedova tedesca. E non troverà requie neppure quando si recherà all'estero, finendo invischiato in una rete di spionaggio internazionale proprio mentre a Berlino si comincia a costruire il Muro... In questo secondo libro della serie Grantchester James Runcie disegna nuovi intrecci che non mancheranno di intrattenere i fan del reverendo detective, giovane e attraente ex soldato, amante del jazz e con un debole per il whisky.

 
Buono, non male

Vi avevo parlato del precedente volume della serie in questo post e vi avevo detto che si tratta in realtà di una raccolta di racconti più o meno lunghi. I protagonisti sono ancora una volta Sidney Chambers, reverendo di provincia, e il suo amico Geordie Keating, ispettore di polizia.
Di nuovo, i racconti non sono dei gialli deduttivi: niente enigma della camera chiusa, non sempre è possibile per il lettore arrivare alla conclusione insieme all'investigatore, ma è anche vero che essendo racconti brevi non è sempre possibile sviluppare il giallo come in un romanzo. Il fatto di dover concentrare l'intreccio in poche decine di pagine (nessun racconto raggiunge il centinaio) costringe per forza a fare una scelta. Comunque sia questo non toglie affatto respiro alle storie, anzi forse è perfino più fruibile perché tra un mistero e l'altro è possibile fare una pausa.

Rispetto al volume precedente la traduzione è migliorata: se vi ricordate vi avevo segnalato che nella traduzione italiana di Sidney Chamber e l'Ombra della Morte erano state commesse parecchie imprecisioni, che qui noto essere notevolmente diminuite. C'è ancora qualche cosa da sistemare, ma la lettura non ne risente per nulla quindi da questo punto di vista è stato fatto un buon lavoro.

Quello che invece mi lascia perplessa è la costante presenza di riferimenti, note a piè di pagina, informazioni sparpagliate come se non ci fosse un domani. So che può sembrare un controsenso, perché per il volume precedente questo era stato uno degli aspetti che avevo apprezzato di più, ma in questo secondo libro della serie mi pare che Runcie abbia un po' esagerato. Sembra quasi che abbia infarcito ben benino le storie di tutte queste informazioni al solo scopo di mostrarci quanto sono ben contestualizzate le sue storie: James, lo sappiamo che sei bravo, ma ora basta. Tutta questa ansia di rimpinzare il lettore di nozioni storiche/di costume mi piace solo fino a un certo punto, poi si passa il limite e diventa pedanteria.

Le trame dei racconti sono indiscutibilmente belle: il secondo racconto del volume è senza dubbio il mio preferito. Sono ben scritti, ben strutturati, scorrevoli visto il genere. Da questo punto di vista James Runcie torna a farmi apprezzare i suoi scritti. Solo uno dei racconti non mi è piaciuto, perché l'ho trovato eccessivamente inverosimile e improbabile, ma direi che un racconto su sei è una buona media!

Nel complesso consiglio questo libro a chi abbia già letto il primo e quindi abbia già avuto modo di apprezzare Sidney Chambers altrove, ma non a chi voglia prendere in mano Runcie per la prima volta. I neofiti si spaventerebbero, temo. Personalmente resto in attesa delle prossime traduzioni, perché il volume è molto ben strutturato, piacevole da tenere in mano e con una bellissima copertina, le storie sono comunque avvincenti e intriganti e i personaggi ben riusciti (a tal proposito, finalmente Leonard Graham ha un po' più di spazio!), quindi il mio giudizio è complessivamente positivo!

venerdì 3 marzo 2017

BOOK TAG | Unpopular opinion book tag

Ciao a tutti, amiche lettrici e amici lettori! Come sta andando la vostra settimana? La mia è andata abbastanza bene, ma non voglio dirlo troppo forte per evitare che qualcuno lassù mi senta e mi maledica sfiga.

Oggi vi propongo un post leggero, un tag che che qualche mese fa Valeria di Read Vlog Repeat ha proposto sul suo canale youtube: l'Unpopular opinion book tag, a cui mi sento particolarmente legata perché mi rendo conto che quello che piace alla maggioranza di solito a me fa un po' schifo invece piace meno. Naturalmente quelle che seguono sono le mie opinioni personali, che non sono certo universali.
Non sono stata taggata da nessuno e non taggo nessuno: consideratevi tutti taggati. Cominciamo!

1. Una saga o un libro molto popolari
che a te non sono piaciuti

La mia risposta a questa domanda non può che essere la saga di Outlander. So che ora che l'ho detto voi perderete completamente la fiducia nelle mie opinioni, ma ho una buona motivazione di base.

Outlander, come tutti voi saprete, è la storia d'amore tra Claire Randall e Jaimie Fraser, che attraverso il tempo riescono sempre a ritrovarsi e a rimanere uniti contro le (molte) avversità che si presentano in ogni romanzo.

Ora, partendo dal presupposto che adoro i viaggi nel tempo e adoro le storie d'amore, adoro il periodo delle guerre giacobite e adoro l'ambientazione scozzese, questi libri non mi sono piaciuti.
Ho letto tutti i volumi usciti fino ad ora, da Outlander a Written in my own heart's blood, perché non mi piace mai giudicare una saga intera solo dal primo romanzo. Il primo volume, forse perché era più breve degli altri o forse perché essendo il primo non avevo ancora fatto in tempo a stancarmi, mi è piaciuto moltissimo; è stato dal secondo in poi che ho avuto dei problemi.
Semplicemente, io detesto Claire. La detesto con ogni fibra del mio essere. Si presente come la donna indipendente che da sola può fare tutto, ma a me non è sembrato. Ha sempre quest'aria da derelitta anche quando le cose vanno bene e (siamo adulti, parliamoci chiaro) non è possibile che ogni santa volta che lei e Jaimie si incontrano devono per forza fare all'ammmmore. Anche nelle situazioni più ridicole. Ma allore cos'è, Cinquanta Sfumature?
Non odiatemi, ciascuno ha la sua idea e se voi amate questa serie vi prego, vi supplico di dirmi perché vorrei tanto poter cambiare idea, perché riconosco le immense potenzialità di questa trama: la Gabaldon ha avuto moltissime ottime idee, quindi vi prego di aiutarmi a valutarla un po' di più.

2. Un libro o una saga che tutti sembrano odiare ma tu ami

Qui devo scegliere non una saga che tutti odiano, ma una saga che nessuno conosce: sto parlando di Le cronache di Prydain di Lloyd Alexander. Adesso ditemi onestamente se l'avete mai sentita nominare: immagino di no. Avete presente il film Disney Taron e la pentola magica? Ecco, è tratto dal secondo romanzo della saga, solo che hanno pure storpiato il nome del protagonista che in verità si chiama Taran. Questi libri sono tratti in modo libero dal Mabinogion, che per chi non lo sapesse è un gruppo di testi di letteratura medievale gallese. Io ho sempre amato molto Taron e la pentola magica da bambina, nonostante intorno ai tre anni mi facesse venire gli incubi. Così qualche anno fa Charlie mi sorprese regalandomi l'intera saga in due volumi, in italiano, in un'edizione usata e talmente vecchia che ho dovuto foderarli per paura che si rompessero. Sono stupendi e sono uno dei regali più belli che mi siano mai stati fatti. Non sono esattamente per bambini, ma nemmeno per adulti. Vi direi di leggerli, ma fanno parte di quell'elenco di titoli che conoscono 3 persone in croce sulla Terra e vorrei che non diventassero mainstream come è già successo a La principessa sposa, quindi non so, sono molto combattuta!

3. Un triangolo amoroso in cui il/la protagonista ha scelto la persona che tu non volevi scegliesse

Non saprei rispondere a questa domanda perché francamente non mi è mai capitato di disapprovare l'esito di un triangolo: di solito l'autore sa quel che fa e non mi sono mai sentita insoddisfatta, ma può darsi che pensandoci con più attenzione mi verrebbe in mente qualcosa. Forse aggiornerò questa risposta in futuro!

4. Un genere popolare che raramente leggi

Il romance: se avete letto la mia presentazione avrete visto che le love story mi piacciono, anzi apprezzo enormemente la loro presenza in romanzi storici o fantasy, nei gialli, nelle fiabe, perché vanno a completare qualcosa di più ampio. Non sono esse stesse la trama principale. Per fare un esempio con una saga che sto leggendo in quesi mesi, Il trono di ghiaccio: sì, i sentimenti in questa serie sono il motore delle vicende, ma non ci si riduce solo a questo! Il fatto che io volessi tantissimo che Chaol e Celaena si sposassero e avessero 10 figli era solo una delle tante cose che compongono questa saga. Allora mi piace. Ma il romance fine a se stesso è un genere che personalmente prendo con le pinze: non vuol dire che non legga mai romance, solo che li leggo più raramente.

5. Un personaggio famoso o amato che tu non ami

Ce ne sono parecchi, a dire il vero: di rado i protagonisti mi piacciono, normalmente mi trovo molto più a mio agio con i personaggi secondari oppure con le spalle. Comunque ne ho scelto solo uno ed io lo so, lo so che ora voi direte "questa qui non capisce una mazza della vita", che vi disisciverete subito e che mi toglierete il saluto, però sono molto decisa: Sirius Black. Sirius ha molte qualità positive, ma è uno degli stronzi più colossali che io abbia mai visto. Tuttavia devo fare una specifica a questo punto: io da ragazzina lo adoravo, era il mio sogno proibito quasi al pari di Fred Weasley. Poi sono cresciuta: ora sono in quella fase di età in cui potrei perfino essere madre a mia volta, perciò ad ogni rilettura annuale di Harry Potter io penso sempre più di frequente che Sirius sarebbe l'ultima persona sulla terra con cui farei crescere mio figlio. Quando era a scuola c'erano già le premesse perché diventasse un adulto irresponsabile: quale deficiente suggerisce a uno studente di infilarsi nella Stamberga Strillante mentre c'è un lupo mannaro in giro? Non importa quanto potesse odiare Piton, quella è un'azione da condannare. E dopo non fa che comportarsi come un lunatico, arrabbiandosi e ribellandosi perché Silente lo vuole proteggere: siamo matti? Da ragazzina, ripeto, mi piaceva e capisco benissimo perché: perché era l'adulto che voleva essere amico dei bambini, che voleva renderli felici a discapito della loro sicurezza, che non si sarebbe mai arrabbiato per una marachella. Non è quello che tutti i tredicenni vorrebbero? Invece, andando avanti, penso che se uno dei Malandrini dovesse fare da tutore a mio figlio sarebbe senza dubbio Remus. Non odiatemi, please.

6. Un autore popolare al quale non riesci ad approcciarti
Stephen King. Non riesco: ci ho provato diverse volte, prima con IT, poi con 22.11.63 e con altri. Appena avrò un po' di tempo da dedicare a questo tentativo proverò con la saga della Torre Nera, perché forse con un genere diverso mi piacerà di più. Vi terrò informati!

7. Un argomento popolare che ti sei stancato di vedere

Sul momento stavo per scrivere "vampiri" ma non sarebbe stato affatto vero, perché in effetti anche dopo che la febbre Twilight ha contagiato tutti mi sono imbattuta in romanzi che avevano come tema il vampirismo e li ho comunque apprezzati moltissimo. Quindi in realtà per questa domanda non ho una risposta, perché in realtà qualsiasi argomento, per quante volte possa essere stato trattato, può essere rigirato nei modi più impensati e tornare ad essere originale, quindi non mi sento di bocciare nulla.

8. Una saga popolare che non hai alcun interesse a leggere

Non mi piace mai bocciare i libri senza prima provarli, ma se dovessi scegliere direi Le cronache lunari perché onestamente come saga non mi interessa.

9. Un libro al quale hai preferito
il film/la serie tv che ne hanno tratto

Qui non ho avuto alcun problema a scegliere: I racconti di padre Brown di G.K. Chesterton. La serie BBC che ne è stata tratta nel 2013 e che è ancora in corso è centomila volte meglio dei racconti. Tuttavia mi preme specificare che amo moltissimo i racconti di Chesterton: padre Brown è una delle creature letterarie più grandi del secolo scorso, secondo me. Però la serie ha tutto un altro sapore: intanto hanno posticipato l'ambientazione all'Inghilterra dei primissimi anni '50 (diciamo tra il 1949 e il 1953 per il momento), quindi in un periodo che io personalmente amo moltissimo, e hanno inserito tutta una serie di personaggi fissi assenti nei racconti che con tutte le loro particolarità aiutano ad affezionarsi alla storia e a voler seguire ogni puntata. Inoltre, l'aver trasformato il personaggio di Hercule Flambeau da ladro ormai in pensione a furfante di fama internazionale e super sexy non guasta.

giovedì 2 marzo 2017

SEGNALAZIONE | "Favole migranti" di AA.VV.

Ciao a tutti, lettrici e lettori! Oggi voglio partire in quarta con una segnalazione molto speciale: Favole migranti non è il solito libro, anzi ha un ruolo piuttosto speciale. Scopritelo qui sotto!


Favole migranti
di Autori Vari
Cover: Luca Morandi, GDBee
Ed: Self Publishing - 38 pagine
Ebook: 2.99 euro 

Favole migranti nasce da un progetto condiviso, sostenere le associazioni che tutelano e aiutano i piccoli migranti, bambini e ragazzi, spesso non accompagnati, che in questi anni stanno attraversando il Mediterraneo per venire in Europa, e più precisamente in Italia. Perché non scrivere un libro di favole dedicato ai bambini e ragazzi italiani, ma anche agli adulti che condividono il nostro progetto e devolverne l’intero ricavato a queste associazioni? A questa richiesta numerose sono state le adesioni sia come semplici supporter, che come autori proprio mettendosi in gioco, scrivendo una favola.

I racconti sono: Il viaggio di Amir - Giulietta Iannone, Alle luci dell'alba - Giancarlo Vitagliano, Amir e l'albero incantato - Federica Guglietta, La piccola foglia – Piermario Ramello, Il gatto pop corn – Piermario Ramello, Una Cenerentola con gli scarponcini rossi - Fioly Bocca, Laila e il filo magico - Elisabetta Forte, La stellina salterina – Denise Colletta, Hope – Patrizia Fortunati. Tutti gli autori hanno deciso di donare i loro proventi a questo progetto. Una menzione speciale merita Fede Ghira, anche lei ha scritto un racconto che per ora non è stato accluso, per motivi tecnici, alla raccolta, speriamo di poterlo fare in futuro.

Come vedete Favole migranti è un po' più di una raccolta di racconti: è un modo per dare una mano a chi è stato costretto (sì, avete letto bene, costretto) ad abbandonare la propria casa, la propria famiglia e gli amici, i luoghi familiari, per imbarcarsi in quello che può rivelarsi un viaggio mortale.

Potete acquistare l'ebook cliccando su questo link, vi costa veramente poco, a malapena tre caffè al bar, ma con quei tre caffé potreste dare una mano. Un domani potrebbe capitare anche a voi di finire su una barca diretti verso chissà dove, senza sapere se tornerete a casa. Siamo nati in un paese in pace solo per un fortuito caso, quindi diamoci una mano.

Se volete far parte del progetto e monitorare gli sviluppi siete i benvenuti nel gruppo:

Progetto: Favole e fiabe migranti