venerdì 30 marzo 2018

SEGNALAZIONE | "Prohibited" di Emily Storm

Buongiorno lettori! Oggi vi segnalo una nuova uscita, Prohibited di Emily Storm, di cui avevo già segnalato qui il primo romanzo. Vediamo insieme i dati fondamentali e una breve biografia dell'autrice! Il volume sarà disponibile a partire dal 3 aprile.

Prohibited
di Emily Storm
Ed: Selfpublishing
Ebook: 0.99 euro (gratis con Kindle Unlimited)

MelBrook City è una cittadina tranquilla, ma come ogni cittadina tutto ciò che le ruota intorno è ricco di segreti e misteri. In casa McKensit, come ogni anno, si usa per tradizione dare una festa per festeggiare il Solstizio d'Estate. Le voci mormorano che sia solo una copertura, in realtà la festa unisce sesso, droga, musica e rituali segreti. È una festa che c'è sempre stata, ora è lo scapolo Brian McKensit a governare la casa e la sua casa di moda. Un uomo rude a cui piace la vita libertina e fare a pezzi il cuore delle donne. Eve è una ragazza che ha sempre sognato andare a quella festa e ora che ha raggiunto la maggiore età ha ricevuto l'invito per partecipare. Lei non è la solita ragazza, tutti la chiamano "Signorina mille voglie", le piace il sesso, la trasgressione, il proibito e tutto ciò che lo racchiude. Eve incontrerà dei ragazzi lungo la strada per recarsi in casa McKensit, dove si lascerà travolgere dalla sua stessa sensualità e proprio in quella via deserta conoscerà Brandon, un ragazzo che perderà la testa per lei, ma Eve ha ben in mente altri progetti, conquistare Brian McKensit. Johanna, la madre di un amico di Brandon, cela un segreto che manderebbe all'aria un uomo potente come Brian MacKensit, inoltre la donna si ritroverà il cuore in tanti pezzi di cristallo, perché scoprirà di amare un uomo che non può avere; un uomo che causerebbe una rottura tra lei e suo figlio Adrian. MelBrook City nasconde misteri, segreti che ad occhio nudo nessuno riuscirebbe a notare, forse tutti sanno e nessuno parla. La festa del Solstizio d'Estate partorirà soltanto guai e altri segreti a cui ognuno cerca di non far venire a galla. Le emozioni, le paura sono troppo prepotenti per essere rivelate. Anika, l'unica donna per cui Brian ha provato amore, sarà complice di queste persone, nessuno quanto lei vuole vedere affondare la barca dei McKensit con all'interno lo stesso Brian. Cosa accadrà ad Eve durante il Solstizio d'Estate? Cosa nasconde Johanna e chi ama in gran segreto? Riuscirà Brandon a penetrare nel cuore di ghiaccio di Eve? Ognuno cercherà a modo suo di mettersi al centro, sfoderando il proprio ego, cercando di scoprire, rivelare, dimostrare fatti concreti.
Emily Storm è uno pseudonimo. Emily ama la musica, la danza e i libri. Ama viaggiare e riportare tutte le sue esperienze nei propri libri. Ha scritto alcuni articoli per riviste varie. Ecco dove potete trovarla:
EMAIL: emily.storm@libero.it
PROFILO FACEBOOK: https://www.facebook.com/EmilyStorm1981
PROFILO TWITTER: https://twitter.com/emilystorm81

giovedì 29 marzo 2018

Spotlight on... #5 - Josephine Tey


Rubrica a cadenza casuale inventata da me in cui propongo
un autore su cui fare un breve focus.

Buongiorno, lettori! Oggi ritornano sul blog gli appuntamenti con Spotlight on..., una delle mie rubriche preferite! Abbiamo parlato di alcuni tra gli autori che amo di più ed oggi voglio continuare raccontandovi qualcosa di Josephine Tey, nome d'arte di Elizabeth Mackintosh, un'autrice che nel secolo scorso ha contribuito ad arricchire la letteratura mystery britannica.
Elizabeth (al centro) con le due sorelle. Fonte: www.josephinetey.net

Elizabeth Mackintosh nasce nel 1896 a Inverness, in Scozia. Figlia di un fruttivendolo e di un'insegnante, ha due sorelle più giovani e da subito si dedica allo studio presso la Inverness Royal Academy, per poi trasferirsi a Birmingham nel 1914 e continuare all'Anstey Physical Training College. Vista la sua preparazione fisica e motoria, si dedica in seguito all'insegnamento della ginnastica in numerose scuole in Inghilterra e Scozia fino al 1923, quando la madre si ammala. Ritorna allora a Inverness, dove rimane anche a seguito della morte della donna per occuparsi della casa e del padre.
La classe di Elizabeth durante una lezione di ginnastica

Questa è l'occasione in cui comincia a scrivere: il suo primo testo viene pubblicato nel 1925 sul Westminster Gazette sotto il nome di Gordon Daviot. Nei suoi romanzi emergono elementi che si richiamano direttamente alla sua esperienza scolastica: se prendiamo Miss Pym è inevitabile notare quanti riferimenti si trovino alla ginnastica femminile insegnata nelle scuole e il metodo di omicidio è ispirato direttamente ad un incidente avuto da Elizabeth durante il periodo dell'insegnamento.

Il nome d'arte, Josephine Tey, ossia quello con il quale è diventata famosa, era il nome della sua trisnonna. Con questo pseudonimo scrive numerosi libri gialli, molti dei quali hanno per protagonista l'ispettore di Scotland Yard Alan Grant. Un elemento interessante riguardo il personaggio di Grant emerge nel romanzo Sabbie Canore (The Singing Sands), ritrovato postumo: qui Grant è insicuro, quasi depresso e colpito da frequenti attacchi di panico, elemento nuovo dei detective letterari del periodo, di solito impavidi e tutti d'un pezzo; inoltre alcuni hanno visto in determinati passaggi del testo un'ambiguità sessuale del protagonista. Se pensiamo a quanto sia difficile, anche ora, accettare un protagonista apertamente omosessuale, possiamo immaginare che Josephine Tey sia una donna dalla mente aperta e innovativa.

Il 13 febbraio 1952, all'età di cinquantun anni, muore a Londra, a casa di sua sorella, per un cancro al fegato. La Mackintosh è una donna estremamente riservata e nessuno, tra gli amici e i parenti, è a conoscenza della gravità del suo stato di salute fino all'ultimo momento. Non avendo avuto marito né figli, molte delle sue proprietà, inclusi i diritti delle sue opere e la sua casa privata, vanno al National Trust dopo la sua morte.

Ciò che apprezzo molto dei suoi romanzi è l'ambientazione: il Regno Unito degli anni Venti/Trenta mi ricorda moltissimo i romanzi di Agatha Christie e ritrovare lo stesso clima nei libri di Josephine Tey mi fa sempre piacere, è un po' come ritrovare una parte di sé che si pensava fosse andata persa. Dalle sue opere sono state tratte rappresentazioni teatrali e, nel 1990, La figlia del tempo (Daughter of Times) viene nominato miglior romanzo giallo dalla Crime Writers' Association. Le sue trame sono ancora oggi perfettamente moderne, affrontano tematiche molto personali e attingono a piene mani dalla sua vita privata, mantenendosi attuali anche a distanza di quasi un secolo. Da amante del genere quale sono, non posso non ammirare molto la sua figura: pur avendo avuto una produzione limitata (rispetto alla Christie, ad esempio), amo molto i suoi libri - e non solo quelli con Alan Grant: ho apprezzato tanto The Privateer, mai tradotto in italiano ed estremamente godibile, una storia d'amore scritta da una persona razionale e sensibile.

lunedì 26 marzo 2018

RECENSIONE | "The Invention of Murder" di Judith Flanders

Buondì lettori! Bentornati ad un'altra recensione. Questo mese, come forse saprete se mi seguite su Instagram, ho deciso di partecipare a una redathon tutta al femminile: la #femmemarchfest ideata da @theliquidsunset. Come prima lettura avevo scelto Jamaica Inn; questa volta rimaniamo in Gran Bretagna, ma facciamo un salto di qualche decennio e un completo cambio di genere letterario con The Invention of Murder: How the Victorians Revelled in Death and Detection and Created Modern Crime, un titolo lungo come la messa cantata scritto dalla meravigliosa Judith Flanders.


The Invention of Murder: How the Victorians Revelled in Death and Detection and Created Modern Crime
di Judith Flanders
Ed: Griffin (reprint) - 556 pagine
Ebook6.30 euro - Brossura12.55 euro - Copertina rigida: 18.80 euro

L'omicidio nella Gran Bretagna del diciottesimo secolo era degno di nota, non tanto nella quantità quanto nella qualità. Era l'epoca dei penny-bloods, i primi tentativi di thriller e melodrammi destinati alle masse. Era anche l'epoca in cui omicidio e intrattenimento erano strettamente legati. In questa meticolosa ricerca, Judith Flanders ci porta indietro nel tempo per esplorare i più efferati e complessi omicidi del diciottesimo secolo: attraverso i crimini (e i miti) di Sweeney Todd e Jacklo Squartatore, insieme alle meno note ma non meno scioccanti attività di Burke e Hare, o di Thurtell e Hunt, l'autrice osserva come l'omicidio fosse concepito dalla maggior parte della popolazione britannica e come sia diventato una popolare forma di intrattenimento.
Molto bello!

Questo è il mio primo approccio a Judith Flanders e spero vivamente che non sarà l'ultimo. Basta prendere in mano questo piccolo mattone per rendersi conto che si tratta di un testo ben fatto, ma non voglio certo fermarmi solo alle apparenze. I contenuti superano di gran lunga qualsiasi aspettativa.

Essendo un testo in inglese, cominciamo con la lingua. Il livello di inglese è medio, il che significa che basta avere un po' di dimestichezza e lo si comprende senza alcuna difficoltà. Personalmente non ho incontrato vocaboli o costrutti difficili; non è un testo affrontabile da chi ha un livello base, ma direi che chi ha studiato bene (e sottolineo bene) al liceo può cavarsela senza alcun problema.

Il contenuto lo deduciamo dalla sinossi. Dalla prima all'ultima pagina la Flanders si attiene alle tematiche senza sforare e affronta i diversi momenti di costruzione del moderno omicidio e delle conseguenti tipologie di indagine effettuata. La creazione del comparto dei detective non occupa la parte centrale del testo come è avvenuto in Omicidio a Road Hill House, ma naturalmente anche qui se ne parla: è imprescindibile visto l'argomento. Tuttavia la Flanders si occupa anche di molti altri temi: un esempio è il giudizio "ludico" espresso dai giornali, ossia come i quotidiani riportassero in modo morboso le notizie riguardo crimini efferati, di come le masse osservassero questi eventi in modo interessato (teniamo conto che non c'è la televisione, nel diciannovesimo secolo) e cerchassero di perpetuare l'emozione data dai delitti attraverso opere teatrali, penny-bloods, racconti e romanzi. Si tratta solo di un esempio, la Flanders si occupa anche di altri temi legati all'argomento, ma in generale questo è il tono del volume. Un'approfondimento, nel corso progressivo del secolo, dell'omicidio come crimine e soprattutto come evento sociale.

Lo stile è molto scorrevole. Le frasi sono per la maggior parte brevi, cosa che conferisce un buon ritmo al testo e soprattutto permette ai lettori non madrelingua di fare numerose pause e di non perdersi nel discorso. La terminologia tecnica e tutti i riferimenti numismatici sono spiegati dalle note a piè di pagina, così facendo è sempre presente un'idea del valore attuale dei giornali, dei biglietti per il teatro e di tutto ciò che altrimenti non sarebbe chiaro a chi non è del settore.

Si tratta di un libro molto interessante se amate il giallo come genere letterario e vi incuriosisce approfondire gli aspetti propriamente sociali e tecnici del reato di omicidio nel corso dell'Ottocento. Chiaramente il tema deve piacervi molto, perché è un libro di più di 500 pagine scritto con un carattere piccolissimo. Non è una lettura leggera, non è decisamente un libro da ombrellone; allo stesso tempo se siete digiuni dell'argomento e non vi spaventa la mole, è un volume che consiglio vivamente: oltre ad essere semplice nella lettura, offre interessanti spunti di riflessione e di ricerca, oltre che raccontare alcuni delitti commessi in Gran Bretagna che nel nostro paese sono meno noti.

In conclusione, quattro punti su cinque. Non posso dare un punteggio pieno per un unico motivo: dal momento che gli esempi di delitti sono moltissimi, il lettore può rischiare di confondere nomi e luoghi; inserire meno esempi avrebbe dato lo stesso risultato evitando questa difficoltà. A parte questo, però, The Invention of Murder è un vero capolavoro. Decisamente questa redathon sta andando alla grande!

sabato 24 marzo 2018

SEGNALAZIONE | "Il rasoio di Occam" di Elton Varfi

Buongiorno, lettori! Oggi voglio tenervi compagnia segnalandovi un titolo nuovo, in uscita martedì 27 marzo: parlo di Il rasoio di Occam, di Elton Varfi. Vediamo la copertina insieme e poi scopriamo i dati e qualche informazione sull'autore!


Il rasoio di Occam
di Elton Varfi
Ed: Self - 160 pagine
Ebook4.99 euro (gratis con Kindle Unlimited)

Londra. Josh Murray e Rick Nemes, agenti di Scotland Yard, danno la caccia a un efferato serial killer che opera seguendo riti satanici. Le vittime sembrano avere una stessa caratteristica: sono tutte legate all’orfanotrofio St. Patrick, in cui è cresciuto anche Rick, uno dei due detective affidati al caso. Rick viene preso di mira dal killer, che gli invia delle lettere accusandolo di aver provocato gli omicidi con la sua indifferenza. Il serial killer vorrà provocarlo? Sarà Rick la prossima vittima? La storia si snoda seguendo alcuni eventi passati che, apparentemente scollegati, condurranno alla soluzione dell’enigma. Quando le cose sembrano precipitare, la verità verrà svelata e sarà sconvolgente.

Elton Varfi (Durazzo 1977) vive e lavora a Palermo. Appassionato del genere horror e poliziesco. Il rasoio di Occam è il suo secondo libro. Il suo primo libro giallo, Il fantasma di Margaret Houg, è stato tradotto in spagnolo e in inglese. Dal 2009 al 2012 è stato amministratore del blog L'enigma della lingua albanese.

giovedì 22 marzo 2018

COVER REVEAL | "Viking Chronicles - L'Ascesa" di Andretta Balsanza

Buongiorno lettori! Perdonatemi la prolungata assenza, in questi giorni si sta concludendo il mio percorso universitario e non ho proprio avuto la testa per il blog, ma ora sono tornata e vi voglio sorprendere con un cover reveal molto speciale: Viking Chronicles - L'Ascesa di Andretta Balsanza! Ecco qui i dati e la cover! Il libro sarà in uscita ad aprile ed è il sequel di Viking Chronicles.


 Viking Chronicles - L'Ascesa
di Andretta Balsanza
Ed: Selfpublishing - Pagine: N/A
Ebook: N/A - Brossura: N/A

martedì 13 marzo 2018

RECENSIONE | "Jamaica Inn" di Daphne Du Maurier

Lettori, cari lettori. Oggi è una di quelle giornate in cui sono molto fiera di essere una lettrice: non per un assurdo complesso di superiorità rispetto a chi ama altra attività, ma per il semplice fatto che se non apprezzassi la lettura non mi sarei mai imbattuta in un titolo così incredibile. Come avrete intuito dal titolo, sto parlando di Jamaica Inn, dell'autrice inglese Daphne Du Maurier, che ho letto per la #femmemarchfest, una redathon indetta da @theliquidsunset.

Jamaica Inn
di Daphne Du Maurier
Ed: Beat - 279 pagine
Ebook7.99 euro - Brossura: 13.90 euro

All'inizio dell'Ottocento, Mary Yellan, giovane orfana di belle speranze e di avvenente aspetto, giunge al Jamaica Inn, una locanda tra i picchi e le scogliere della Cornovaglia, terra, all'alba del nuovo secolo, di pietre e ginestre rachitiche, di pirati e predoni. Dopo la morte della madre, l'unica parente rimasta alla ragazza è la zia Patience, proprietaria della locanda insieme col marito Joss Merlyn. Nel viaggio attraverso la brughiera selvaggia della Cornovaglia, Mary ha immaginato il Jamaica Inn come un accogliente rifugio, una dimora degna di quella zia che, da bambina, le appariva leggiadra come una fata con le sue cuffie ornate di nastri e le sue gonne di seta. Il suo sgomento è grande, dunque, quando scopre che la taverna è un covo di vagabondi, bracconieri, furfanti e ladri della peggior specie, e che della zia Patience, giovane donna vanitosa e piena di vita, non è rimasto nulla. Al suo posto c'è una povera creatura sfiorita, terrorizzata da un uomo gigantesco e brutale: suo marito, Joss Merlyn. Mary Yellan scapperebbe subito da quell'edificio buio e malmesso, dove nessun avventore oserebbe mai mettere piede, se non fosse per lei un punto d'onore difendere la zia dalle angherie di Joss, e se la sfida con quell'uomo violento, sorta forse dalla segreta, inconfessabile affinità sempre esistente tra caratteri forti, non la solleticasse. Quella taverna è soltanto il porto di traffici illegali tra la costa e il Devon o è qualcosa di peggio?
Meraviglioso!

Il fatto di scrivere questa recensione a così breve distanza dalla fine della lettura (è passata meno di un'ora), se di norma non mi permette di essere lucida, in questo caso mi consente di ricordare ogni passaggio e ogni parola con precisione e di riflettere a mente ancora calda ed "emozionata" sul testo.

Jamaica Inn è un libro che si presterebbe volentieri all'essere tacciato come una favola: in effetti lo è. Abbiamo ogni elemento necessario: una protagonista indomita e coraggiosa, orfana dei genitori come in ogni fiaba che si rispetti; un antagonista così scaltro che solo alla fine si rivela come tale e il suo fidato tirapiedi, così esplicito nella sua malvagità da distogliere l'attenzione dal male vero; un rubacuori eroico, ma scanzonato (una specie di Flynn Rider, tanto per intenderci). Tutto ciò sullo sfondo di una Cornovaglia che è rifugio e pericolo insieme. Sono proprio questi elementi favolistici a rendere Jamaica Inn una vera perla, perché se da una parte il plot si rivela semplicissimo, dall'altro viene dato a questa trama una profondità degna di romanzi ben più acclamati.

I personaggi sono molto profondi. Al di là della protagonista, Mary Yellan, che paradossalmente è quella che affronta uno sviluppo caratteriale minore, gli altri personaggi si rivelano molto più che semplici tipi letterari. Lo zio Joss, l'aguzzino di turno, non è solo un criminale: è un uomo che si dissolve nel bere, che ha paura delle ombre della notte e che prova un rimorso che nemmeno lui è in grado di spiegarsi; viceversa la zia Patience, che in presenza del marito diventa un cagnolino fedele in costante cerca di approvazione, quando Joss si allontana si trasforma, diventando più serena e rivelandosi come il perfetto ritratto di una vittima di violenza domestica. La stessa caratterizzazione di Mary, che è una donna del suo tempo (siamo all'inizio dell'Ottocento) e che come tale subisce le limitazioni del suo genere, è invece una bellissima descrizione delle lotte per la parità: Mary sa bene che tutti la considerano "solo" una donna e anche lei cade in questo errore, ma non dimentica mai quanto il suo spirito sia forte e anzi in più di un'occasione decreta con molta sicurezza che in futuro lavorerà in una fattoria tutta sua, che avrà comprato con i propri soldi, e che il lavoro pesante e "da uomo" non la spaventa affatto. Tenendo conto che si tratta di un testo dato alle stampe nel 1935, siamo davanti a tematiche estremamente moderne e attuali.

Lo stile è qualcosa che personalmente ho apprezzato molto: accattivante, mi ha tenuta incollata alle pagine dall'inizio alla fine senza quasi poter smettere. La Cornovaglia, con i suoi paesaggi estremi, sembra balzare fuori dalla carta e, se a tratti le descrizioni risultano quasi oniriche per via delle similitudini utilizzate e delle sensazioni di Mary, diventa sempre più vivida man mano che la lettura prosegue. La brughiera, un paesaggio molto distante da ciò che vedo ogni giorno qui in Italia, diventa quasi familiare ed è un tuffo piacevole quello che si fa tra l'erba, l'aria salmastra e le rocce che la caratterizzano.

Infine, e questo è un piccolo excursus molto personale, quindi non prendetelo come oro colato, è sempre piacevole immergersi in una Gran Bretagna d'altri tempi. Amo molto l'ambiente anglosassone e ritornarci, sia pure solo nella mia mente, è un viaggio piacevole e meraviglioso. Qui siamo ben lontani dalla fumosa e cosmopolita Londra dickensiana e ancora più distanti dalle Cotswold di Agatha Raisin, il che mi ha dato la possibilità di scoprire una zona che in effetti è sempre rimasta ai margini del Regno Unito letterario che sono abituata ad esplorare.

Punteggio massimo. Vorrei poter dare di più, Jamaica Inn è un libro che mi è entrato dentro. Si tratta del mio primo approccio alla Du Maurier e non vedo l'ora di ripetere l'esperienza!

sabato 10 marzo 2018

RECENSIONE | "Aletheia" di Pietro Martinetti

Buongiorno lettori! Questo marzo, tra neve, tesi di laurea e finale di stagione di Sherlock, mi ha vista lontana dal blog per alcuni giorni, ma oggi sono tornata per proporvi la mia recensione di Aletheia, di Pietro Martinetti edito da CSA Editrice. Vediamo insieme i dati e poi passiamo alla recensione!

 
 
Aletheia
di Pietro Martinetti
Ed: CSA Editrice - 278 pagine
Brossura: 14.90 euro
 
Thriller onirico a sfondo fantascientifico, in cui i protagonisti devono sopportare il peso delle scelte dei loro genitori e subirne le conseguenze. I personaggi si muovono in un mondo simile al nostro, ma in qualche modo differente, proprio come accade nei sogni, dove le loro azioni e le loro decisioni li porteranno a comprendere nel profondo cosa significa conoscere e accettare le molteplici sfaccettature di ciò che viene definito verità.
 
Molto bello!
 
La prima cosa che colpisce di questo libro è la copertina. Sarà che io amo molto le immagini di cieli stellati, dello spazio profondo e vuoto che vuoto in realtà non è affatto viste le migliaia di luci che lo riempiono... fatto sta che ho apprezzato molto la copertina di Aletheia, faccio i miei complimenti a chi ha curato il progetto grafico perché ha fatto un'ottimo lavoro.

Siamo in un testo corale, in cui le vite di più persone si incontrano e si scontrano in una serie di eventi che sono al limite della realtà - nel senso letterale del termine. Per tutto il romanzo ci si trova in una condizione di "confusione", nel senso che tutto si basa sulla labile distinzione tra sogno e realtà. In tutto il corpo narrativo il lettore si trova davanti alla necessità di indagare la dimensione onirica, cosa che emerge grandemente attraverso le descrizioni volutamente (almeno credo) indefinite, luoghi che potrebbero o non potrebbero esistere allo stesso tempo, il che in un certo senso lascia fin quasi alla fine nel dubbio: sto leggendo qualcosa di reale oppure qualcosa di immaginifico? Questo crea nella mente del lettore una necessità di andare avanti pagina dopo pagina, il che, oltre ad essere un ottimo escamotage da un punto di vista editoriale, è anche un perfetto modo di mettersi in contatto direttamente con il lettore, di stabilire con lui una connessione in cui ciò che entrambi desiderano è scoprire il finale.

I personaggi sono buoni: non posso dire ottimi, però sono davvero molto buoni. Da quanto so dell'autore, questo è il suo secondo romanzo; non ho avuto il piacere di leggere il primo, quindi non posso dire se c'è stato un miglioramento oppure no, posso solo giudicare il testo isolato e ho apprezzato abbastanza le scelte di caratterizzazione riguardo i personaggi. Ciascuno di loro ha il proprio passato con cui fare i conti, un passato che spesso e volentieri non riguarda solamente loro bensì anche altre persone. Un po' come nella realtà, in cui i rapporti interpersonali si intrecciano in modo talvolta curioso, talvolta inatteso. Qui abbiamo una serie di persone molto differenti tra loro, ciascuna con i propri demoni e le proprie peculiarità, e una serie di rapporti ad albero tra loro molto intricati. Più che dai personaggi stessi, sono rimasta molto colpita proprio da queste relazioni tra loro. Nello specifico è Aletea ad emergere maggiormente, è la vera protagonista, con un complesso e profondo rapporto nei confronti di un padre da tempo scomparso.

Lo stile è a sua volta molto buono. In parte anche per quel che dicevo prima riguardo il tenere il lettore attaccato, lo stile di Martinetti è chiaramente quello di chi ha affrontato molte letture e ha saputo imparare da ciò che ha letto, visto e ascoltato. Lineare, costante in tutto il romanzo e quindi senza sbalzi, l'autore sa dosare molto bene le parole, sa scegliere accuratamente le immagini narrative e le specifiche espressioni che sono via via più adatte ai diversi momenti nel corso della storia. Sono pienamente soddisfatta.

In breve: quattro punti su cinque. Sono rimasta molto contenta, nonostante abbia dovuto a un certo punto ricominciare la lettura per via di alcuni impegni che mi hanno costretta a un'interruzione non c'è stato alcun momento di noia, il libro è letteralmente volato via e mi ha lasciato con sensazioni molto forti alla fine. Un testo molto consigliato.


lunedì 5 marzo 2018

BOOKISH CHAT | 10 idee per un reading nook accogliente

Quale lettore non sogna un perfetto angolo per leggere? Un posto appartato, luminoso, tranquillo... il luogo ideale, insomma, per rilassarsi in compagnia dei nostri migliori amici: i libri. Oggi in questa Bookish Chat vi propongo alcune idee made in Pinterest per creare un angolino di lettura carino e al contempo economico! Cominciamo!

1. UNA PANCHINA ALL'APERTO
Leggere fuori casa, soprattutto in primavera e in autunno, è un vero piacere. Quando non fa troppo freddo né troppo caldo, io adoro rilassarmi sulla panchina del giardino o sulle sedie al tavolo sotto la magnolia, un posticino in ombra dove leggere accompagnata dal rumore del vento tra gli alberi e degli uccellini di passaggio.
Per crearvi un angolino del genere non è necessario spendere molto, né avere un giardino enorme: vi basta una panchina e qualche cuscino colorato, magari una lanterna (come questa o questa) o qualche candela, e il gioco è fatto!

2. IL BALCONE DEL VERO LETTORE
Se invece non avete un giardino, ma possedete un balcone o un terrazzo, potete creare un angolo piacevolissimo che vi faccia dimenticare di trovarvi in città. Come? Vi basta una comoda sedia da esterno, un tappeto a terra e tanti, tanti vasi di fiori (non è bello questo set di vasetti colorati?). In pochi minuti vi sarete immersi nella lettura del vostro libro e vi sembrerà di essere a Parigi, nella Terra di Mezzo o nella Mongolia medievale!

3. VOGLIO NASCONDERMI DAL MONDO!
Per chi desidera diventare letteralmente invisibile per evitare interruzioni nella lettura, oltre a consigliarvi di spegnere il telefono posso suggerirvi questa soluzione comodissima: trasformare il "piano terra" del vostro letto a soppalco in un comodo rifugio anti-invasori. Mettete un materassino o un tappeto morbido a terra, qualche cuscino, una luce da campeggio e soprattutto un bel paio di tende da poter tirare non appena madre/padre/partner/figlio si presenta per interrompervi!

4. L'ANGOLO DELLA LIBRERIA
Se possedete uno spazio ben definito da dedicare interamente ai libri (io lo sto costruendo grazie al mio compagno e a Santa Ikea) vi sarà facile porre una poltrona proprio vicino agli scaffali. Quale che sia lo stile della vostra casa, dal nordico al boho chic, dall'industrial all'ultra-moderno, sono sicura che non vi sarà difficile cercare la poltrona perfetta per starvene in panciolle! E da lì vi basterà sporgere il braccio per arraffare il prossimo titolo della TBR!

5. QUELL'ANGOLO SENZA SCOPO
Molti di noi, al momento di arredare casa, si possono ritrovare con angoli morti (o addirittura massacrati), ossia resi inutilizzabili da una finestra, o dalle pareti troppo sottili, o semplicemente perché non hanno l'aria "completa". Questa volta a venirci in aiuto è Ikea, con il suo mobile Kallax, ma anche su Amazon è possibile trovare soluzioni molto simili. Invece di porlo in verticale, mettetelo in orizzontale come fosse una panca e decoratelo con comodi cuscini: in due mosse avrete il vostro perfetto sedile per leggere e tanti comodi spazi sotto di voi per riporre i libri, ma non solo!


6. LA FINESTRA PER LA LETTURA
Il sistema che abbiamo appena visto è così furbo da poter essere utilizzato non solo per impiegare gli angoli di casa, ma anche per costruire il sogno di tutte le lettrici che hanno visto Peter Pan: una finestra per la lettura. Io ad esempio amo molto sedermi su un davanzale in casa dei nonni, abbastanza ampio e basso da diventare quasi una panca, e leggere alla luce che entra dalla finestra. Chi non ha un davanzale interno può sopperire incastrando il nostro amico Kallax o i suoi simili tra due pareti, al di sotto della finestra. Non è una meraviglia?
7. L'ALCOVA
Se possedete un'alcova, sappiate che avete il top della gamma, se si può dire così. In questo caso potete totalmente sbizzarrirvi! Creare un angolo nascosto inserendo una poltrona, un tavolino e qualche quadro, oppure riempirla con un grosso lettone o con un divano e dedicarla interamente al vostro relax... è come una stanza in miniatura! Ed è a vostra disposizione per renderla lo spazio perfetto per i vostri momenti librosi.

8. LEGGERE IN CORRIDOIO
Se invece di una stanza avete a disposizione un ampio corridoio, o un ambiente di collegamento come un'anticamera, potete tranquillamente piazzare lì il vostro spazietto. Come? Scegliete il punto più luminoso, potenziatelo con una lampada da terra per i momenti di pioggia e mettete una poltrona comoda in cui sedervi: potrete correre qui ogni volta che ne avrete voglia. Se c'è lo spazio, potete aggiungere un poggiapiedi o un portariviste, oppure un tavolino piccolo e versatile. Ricordatevi solo che si tratta di un ambiente di passaggio: non usate mobili troppo ingombranti o la stanza sembrerà soffocante e perderà il suo scopo rilassante!

9. IL TEEPEE DI TORO SEDUTO-A-LEGGERE
Anche se di solito li si usa per decorare le stanze dei bambini, nessuno è troppo vecchio per potersi sentire un vero pellerossa: i teepee (o tipi) sono le classiche tende rese famose dalle popolazioni native delle grandi pianure statunitensi e le si può riprodurre, in miniatura, e montare in casa: un prêt-à-porter dei lettori che vogliono potersi nascondere in qualsiasi stanza della casa e leggere in un ambiente piccolo e sicuro. Se non sapete come costruirla, trovate qui moltissime soluzioni per tutte le tasche!

10. LA MANSARDA
La mansarda, o soffitta, è quell'ambiente che occupa il sottotetto. Se siete tra chi ha scelto di renderlo uno spazio abitabile, potete scegliere di dedicarne una piccola parte ai vostri libri. Che costruiate una grande libreria su misura che occupi una parete intera o che preferiate un utilizzo più contenuto, di certo si tratta di una stanza immensamente silenziosa, lontana dalla strada e da quelle stanze che di solito abitiamo più di frequente (il salotto, la cucina, la camera da letto). Sistemate una poltroncina o anche solo un bel tappetone morbido, una bassa scaffalatura e una luce abbastanza potente da rischiarare un ambiente che spesso ha finestre piccole. Sarà il posto più tranquillo del mondo!

Voi avete un angolo di lettura in casa vostra? Mandatemi le vostre foto o descrivetemeli in un commento, non vedo l'ora di sapere dove vi lasciate trasportare dalle vostre storie!

giovedì 1 marzo 2018

REVIEW PARTY | "La Signora della Morte" di Terry Goodkind

Buongiorno lettori! Oggi, primo giorno di marzo, il blog partecipa ad un Review Party a cui tengo in modo particolare: come avrete argutamente dedotto dal titolo, si tratta del nuovo romanzo di Terry Goodkind, La Signora della Morte, edito da Newton Compton Editori. Io e altri otto blog (trovate l'elenco completo più sotto) abbiamo deciso di dedicare la giornata a una serie di recensioni. Bando agli indugi, dunque! Vediamo insieme i dati e poi passiamo alla recensione!

La Signora della Morte
di Terry Goodkind
Ed: Newton Compton Editori - 416 pagine
Ebook4.99 euro - Copertina rigida: 14.90 euro

A Nicci sono stati dati molti nomi e sul suo cammino ha incontrato molte sfide. Dopo essere stata per anni il luogotenente del malvagio imperatore Jagang, conosciuta come la Signora della Morte e come la Regina Schiava, si è lasciata alle spalle il suo passato, mettendo la sua abilità di incantatrice al servizio dei nemici dell'Ordine imperiale. Adesso che sul trono siedono i suoi alleati, Richard e Kahlan, Nicci è pronta per ricominciare a viaggiare. Al suo fianco c'è Nathan, che possiede poteri ultraterreni da profeta. Il loro incarico è esplorare in segreto i confini del regno appena costituito. Questo porterà lei e Nathan sulle tracce della Strega Red; a spasso per i vicoli tortuosi della città portuale di Tanimura; a incrociare le spade in battaglie mozzafiato in alto mare e persino ad affrontare un duello magico di proporzioni titaniche che potrebbe cambiare il destino del vecchio mondo e di quello nuovo.
 
Molto bello!

Sono una fan di lunga data di Gooodkind. Ricordo di aver pescato il primo volume di La spada della verità in modo totalmente random in libreria al liceo: nel giro di due giorni avevo già comprato tutti i volumi, in un'orribile edizione con la costa arancione zucca. Ancora oggi è una delle saghe fantasy alle quali sono maggiormente legata, quindi non ho potuto non buttarmi a capofitto su questo primo volume di una nuova avvincente serie.

Non sono rimasta delusa. Le ambientazioni non sono certo una novità: ci ritroviamo nel mondo che già conosciamo e che abbiamo avuto modo di esplorare abbondantemente nei precedenti romanzi e da allora confesso che non ho trovato reali innovazioni. Anche nelle descrizioni di luoghi nuovi si respira esattamente quella che è l'atmosfera vista in precedenza e di questo sono rimasta, paradossalmente, molto molto soddisfatta. A volte, dopo tanti anni, potrebbe essere forte la tentazione di inserire elementi troppo nuovi e quindi discordanti da ciò che il lettore conosce tanto bene, ma non è stato questo il caso. Goodkind, a distanza di vent'anni (ebbene sì, v e n t i) dal primo libro, recupera uno stile descrittivo totalmente suo, che non ho mai trovato altrove.

Parlando dello stile, è come sempre ottimo. Incalzante, vibrante addirittura. Impedisce al lettore di staccarsi dalle pagine e costringe ad andare avanti nelle pagine; è una sensazione piacevolissima, che alla fine del libro lascia insoddisfatti perché bisogna andare avanti ma non ci sono più pagineee. Una piccola nota: una cosa che in Goodkind non apprezzo per niente sono le descrizioni delle scene di violenza, le trovo eccessivamente cariche, come se ci fosse un interesse morboso per il macabro. Speravo che in questa nuova saga le cose cambiassero, e invece...

I personaggi sono molto buoni. Abbiamo già avuto modo di conoscere Nicci nei romanzi passati e oggi come ieri la adoro. Un personaggio femminile forte, non invincibile e allo stesso tempo difficile da gabbare, intelligente e soprattutto consapevole delle proprie capacità e dei propri limiti. Con il personaggio di Nathan non ho avuto modo di sentire una vera connessione purtroppo, l'ho trovato troppo simile ad altri personaggi di Gooodkind sotto alcuni aspetti, ma è possibile che sia stata solo la mia impressione. Sono molto curiosa, a proposito dei personaggi, di vedere ulteriori sviluppi riguardo la stessa Nicci, non mi stancherei mai di leggere di lei e non vedo l'ora di approfondire ulteriormente.

In generale sono rimasta soddisfatta, anche se non fulminata (ed ecco perché non posso dare cinque punti). Ho notato il mantenimento dello standard elevato a cui Goodkind ci ha già abituati, non ci sono buchi narrativi e anzi come sempre ho trovato alcune scelte e alcune costruzioni sintattiche molto buone; di fatto, non aspettandomi nulla più di questo non sono rimasta delusa. Al contempo voglio anche tenere in considerazione il fatto che Goodkind è riuscito a emozionarmi a livelli mooolto più alti e per questo ho scelto di dare solo quattro punti su cinque, comunque un punteggio più che decoroso!

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