venerdì 29 giugno 2018

DOMINO LETTERARIO | "Washington's Spies" di Alexander Rose

Buondì, lettori cari! Oggi ci dedichiamo ad una recensione particolare: per il Domino Letterario di questo mese ho deciso di recensire uno dei volumi che ho utilizzato per la mia tesi di laurea. Washington's Spies. The story of America's first spy ring è un saggio pubblicato da Alexander Rose che tratta il tema del Culper Ring e dello spionaggio in una delle rivoluzioni più note. Scopriamolo insieme!


Washington's Spies. The story of America's first spy ring
di Alexander Rose
Ed: Bantam - 369 pagine
Ebook: 9.25 euro - Brossura13.30 euro

Based on remarkable new research, acclaimed historian Alexander Rose brings to life the true story of the spy ring that helped America win the Revolutionary War. For the first time, Rose takes us beyond the battlefront and deep into the shadowy underworld of double agents and triple crosses, covert operations and code breaking, and unmasks the courageous, flawed men who inhabited this wilderness of mirrors, including the spymaster at the heart of it all.  In the summer of 1778, with the war poised to turn in his favor, General George Washington desperately needed to know where the British would strike next. To that end, he unleashed his secret weapon: an unlikely ring of spies in New York charged with discovering the enemy’s battle plans and military strategy. The men he mentored were dubbed the Culper Ring. The British secret service tried to hunt them down, but they escaped by the closest of shaves thanks to their ciphers, dead drops, and invisible ink. Rose’s thrilling narrative tells the unknown story of the Revolution–the murderous intelligence war, gunrunning and kidnapping, defectors and executioners—that has never appeared in the history books. But Washington’s Spies is also a spirited, touching account of friendship and trust, fear and betrayal, amid the dark and silent world of the spy.

Meraviglioso!

Tenendo presente che io non amo molto quel modo di fare americano da "io so' ammericano e posso fa' tutto", ho sfruttato questo libro fino all'esaurimento durante il periodo di stesura della tesi e l'ho trovato davvero valido. Adesso approfondiamo meglio le ragioni.

Troppo spesso, leggendo testi di storici americani che scrivono di storia americana mi sono trovata per le mani dei libri di buona qualità da un punto di vista saggistico, ma scarsi sotto l'aspetto dell'oggettività. La gran parte degli storici americani, quando arrivano ad occuparsi della propria storia, si ritrovano vittime di quel paradigma sociale così tipicamente americano che vuole gli USA come the land of the free because of the brave. Una bella rottura quando bisogna usare questi testi per un lavoro tesistico, perché mi ritrovo a dover scremare ben bene e scegliere tra le informazioni oggettive e quelle dettate dall'emozione personale. In Alexander Rose non ho riscontrato questa problematica: Rose espone i fatti per come sono, semplicemente, senza condire con frasi tipo "grazie a questi valorosi patrioti... la nostra terra libera e democratica..." et similia.

Proprio sull'oggettività si basa questo lavoro. Washington's Spies non vuole attribuire un valore - o al contrario un difettto - laddove non c'è. Rose non si lascia trasportare da quell'intenso patriottismo di cui i cittadini americani paiono permeati fin nelle budella: da un buono storico occorre obbiettività, non serve che elogi né critichi il passato e Rose si attiene a questa regola. L'esposizione è chiara, approfondita e lineare, la tematicha naturalmente è soggetta all'interesse del lettore perciò non può essere giudicata, e soprattutto il comparto delle note e della bibliografia è immenso, a dimostrazione del fatto che non c'è alcuna invenzione nel saggio.

Una cosa che devo dire, per amore di precisione, è che non è un testo rivolto a tutti. Non è un difetto, ma una semplice constatazione. Si tratta di un saggio complesso, molto approfondito sia nelle informazioni sia nella composizione del testo stesso, e perciò non me la sentirei di consigliarlo a chi la storia la legge per passione. Detto in parole polvere, fa un po' cascare la palpebra a chi non è abituato a un linguaggio tecnico. Personalmente, però, l'ho adorato, non ho potuto non notare la qualità del libro; soprattutto, ho apprezzato tantissimo i contenuti: il tema chiaramente mi interessa e il libro di Rose è stato un prezioso aiuto per il mio lavoro, non avrei mai pensato di sentirmi legata a tal punto ad un sagggio.

Punteggio massimo per questo volume di Rose. Ho in TBR un altro suo saggio, questa volta sulla casata britannica dei Percy, e non vedo l'ora di approcciarmici. Consiglio questo libro a chi mastica una buona terminologia storiografica e a chi desidera conoscere maggiormente una parte della Rivoluzione Americana che di solito non emerge nei libri di scuola.

mercoledì 27 giugno 2018

RECENSIONE | "Una ragazza inglese" di Beatrice Mariani

Buongiorno, lettori! L'estate è ormai iniziata ufficialmente da una settimana. Mi piacerebbe dire che sto per partire per le vacanze, ma così non è, perciò per rinfrancare lo spirito vi propongo la recensione di Una ragazza inglese di Beatrice Mariani, edito da Sperling&Kupfer e adattissimo a questi giorni calorosi!

Una ragazza inglese
di Beatrice Mariani
Ed: Sperling&Kupfer - 275 pagine
Ebook9.99 euro - Copertina rigida: 16.90 euro

È un tardo pomeriggio di giugno quando Jane raggiunge il cancello della villa dove passerà l'estate. Per lei, diplomata a pieni voti in Inghilterra, lavorare come ragazza alla pari per una ricca famiglia romana è un modo per mettere da parte qualche soldo, ma soprattutto il primo passo verso un futuro che intende scegliere da sola. Gli zii, unici parenti rimasti, la vorrebbero indirizzare a studi di economia, un percorso sensato che garantisce un solido avvenire. Ma lei non può dimenticare che i suoi genitori hanno seguito la loro passione a costo della vita, e la passione di Jane è il disegno, non i numeri. A nemmeno vent'anni, ha imparato a dar retta più al cuore che alla ragione. Il cuore, fin dal loro primo rocambolesco incontro, la spinge verso il suo datore di lavoro, Edoardo Rocca, un uomo d'affari dal fascino misterioso, zio del bambino di cui lei si deve occupare. È bello, sicuro di sé, sfuggente. Jane ne è intimorita, ma al tempo stesso attratta. Lui appartiene a un altro mondo, lo sa bene, eppure sente un'affinità che nessuna logica può spiegare. Basta una notte insonne perché si accenda una passione che sfida il buonsenso e la convenienza, non solo per la differenza di età, ma anche perché c'è qualcosa che Edoardo nasconde, segreti ed errori che stanno per travolgerlo. E, quando questo accadrà, per Jane sarà troppo tardi per mettersi in salvo.


Molto bello!

Ho cominciato con molto piacere questa lettura: dopotutto è estate ed è piacevole leggere di altre persone che scelgono di passare le proprie vacanze in modo diverso. La protagonista di questo romanzo, Jane, sceglie di passare la sua a Roma come ragazza alla pari, dopo aver concluso gli studi in uno di quegli affascinanti e terribili collegi britannici.

Confesso che, inizialmente, mi stavo domandando come mai la trama mi sembrasse così familiare. Di fatto si tratta di un retelling di Jane Eyre, trasposto un paio di secoli dopo e un pochino più a sud dell'originale. Capito questo, una parte di me si è incuriosita moltissimo dal momento che, come sappiamo, il romanzo originale si compone di alcune scene madri che forse non è sempliccissimo riproporre. Disgiungendolo da Jane Eyre per poterlo valutare con onestà, vediamo nel dettaglio cosa ne penso.

La trama è buona: non posso dire che sia ottima, ma è molto buona e mi ha fatto trascorrere ore piacevoli. Jane si trova al centro di una serie di personaggi che vivono nella villa nella quale lavora: Nick, il bambino di cui si deve occupare, la madre di Nick e sorella del padrone di casa, la coppia di custodi... e poi c'è Edoardo Rocca, il proprietario dell'abitazione, bello e impossibile e interesse amoroso di Jane. Considerando ciò che ho detto prima, non serve nemmeno che ve lo descriva, perché è un moderno e nostrano Mr. Rochester, puro e semplice, ma adeguato ai tempi diversi. Mi è piaciuta l'interazione tra Jane e Edoardo nella villa romana, anche se, per i motivi qui sopra citati, non ho potuto trovarla sorprendente.

Riguardo i personaggi, però, c'è una nota non esattamente positiva che non posso evitare di esporre. Non ho avuto l'impressione di avere davanti dei personaggi completi. Mi spiego: mi sono trovata nella condizione di non arrivare a conoscere nessuno nel profondo, a parte Jane. L'impressione che ho ricavato è stata quella di avere tante comparse utili solamente all'interazione con il personaggio principale, come se conducessero delle non-vite fino alla comparsa di Jane. Mi rendo conto che di solito è a questo che servono i comprimari, a dare spessore ai principali attori della trama, ma in questo caso è mancata quell'illusione di completezza che invece bisogna dar loro.

Sorvolando su questo particolare, però, ho trovato il romanzo molto godibile. Si tratta di una storia leggera ma non frivola, piacevole senza risultare troppo scontata, nonostante sia un retelling. Quattro stelline su cinque, mi sembrano una votazione giusta per un libro che mi ha intrattenuta e rallegrata in queste prime serate nella casa nuova.

giovedì 21 giugno 2018

RECENSIONE | "Nessuno è intoccabile" di Thomas Melis

Buongiorno lettori! Qualche settimana fa vi avevo parlato di Thomas Melis e del suo romanzo Nessuno è intoccabile. Ora, con il supporto di Butterfly Edizioni, ho avuto modo di leggerlo e vi propongo la recensione: un romanzo che mi ha colpito più di quanto immaginassi inizialmente!


Nessuno è intoccabile
di Thomas Melis
Ed: Butterfly Edizioni - 240 pagine
Ebook0.99 euro (gratis con Kindle Unlimited) - Brossura: 15.00 euro

In un angolo nascosto della Sardegna, dove mare e montagna si fronteggiano, due famiglie malavitose combattono una guerra senza tempo in nome di un codice antico. Vissente Degortes e il Castigliano vogliono spazzare via la fazione avversaria dei Corràsi e imporre un dominio di sangue sulla provincia di Porto Sant'Andrea. Lungo la loro strada incontrano Giovanni Fenu, un politico ambizioso fedele a un imperativo: cogliere le occasioni che la vita regala. La discesa negli inferi della violenza più spietata. Il dovere della vendetta. I rapporti con le organizzazioni criminali nazionali, la politica in cerca di voti e la speculazione imprenditoriale senza scrupoli. In una terra che non vuole padroni e dove vale una sola regola: nessuno è intoccabile.

Molto bello!

Confesso che normalmente non amo troppo i racconti che parlano di famiglie malavitose, non per un insano desiderio di chiudermi nel bozzolo e fingere che non esistano, ma semplicemente perché preferisco altre storie. Ciò detto, non avendo mai avuto modo di visitare la Sardegna mi piace molto leggere di questa zona piena di storia e di peculiarità, perciò sono stata comunque contenta di aver avuto la possibilità di affrontare Nessuno è intoccabile.

Come da sinossi, ci troviamo a Porto Sant'Andrea, dove due fazioni avversarie si fronteggiano per ottenere la supremazia sul territorio. Sono stata contenta di trovare ciò che stavo cercando, ossia una descrizione del territorio che non fosse da guida turistica. Mi è piaciuto molto trovare qua e là, intervallate alle azioni, descrizioni dell'area intrise di prospettiva soggettiva. Lentamente, man mano che si procede verso l'ultima pagina, si ottiene un quadro completo e tuttavia dettato dalle opinioni personali dei personaggi, un ottimo dosaggio di ambiente e azione. Lo stesso vale per i brani che parlano della Spagna: al contrario della Sardegna, conosco il mondo ispanico un po' meglio e il riprendere di quanto in quando questa lingua ha reso la lettura ancora più interessante, senza contare che ha dato una maggior profondità alla trama stessa.

Lo stile mi ha colpita in modo positivo: ho trovato che il ritmo del romanzo fosse incalzante, mi ha catturata fin dal primo capitolo. Le parole in lingua si inseriscono benissimo in modo da poter essere capite senza alcun problema da chi, come me, non potrebbe essere più distante dall'ambiente sardo. La trama è a sua volta avvincente, nonostante quello che ho detto all'inizio su questo genere di racconto mi sono scoperta molto ansiosa di scoprire come sarebbe andata a finire. Se proprio devo trovare una nota negativa, le dettagliate nomenclature delle tipologie di armi ha forse smorzato un po' il ritmo, ma immagino che chi abbia una cultura maggiore della mia in questo campo lo possa al contrario apprezzare molto, perciò non posso considerarlo esattamente un difetto.

I personaggi mi sono piaciuti molto: si tratta di caratteri a tutto tondo, molto verosimili nei loro pregi e difetti, che rispondono a regole sociali specifiche di un luogo e che di conseguenza si comportano. Ho amato molto il Castigliano: complesso al punto giusto, con una storia particolare ma non improbabile, secondo me è stato costruito alla perfezione.

In conclusione, quattro stelle su cinque. Mi sono trovata a mio agio tra queste pagine e raccomando la lettura a chi voglia trovarsi immerso in un ambiente particolare, in una mafia che non è solo quella delle aree meridionali del nostro paese.

martedì 19 giugno 2018

BOOKISH CHAT | La nuova libreria

Nelle scorse settimane sono stata assente, è vero: l'ultimo post risale al sei giugno, due settimane fa, distanza di tempo che di solito mi sembra enorme per la regolare programmazione, ma ho un ottimo motivo: il t r a s l o c o.

Se mi seguite da tempo, sapete che da mesi ormai mi dividevo tra Bologna, la mia città di origine, e il Monferrato. Finalmente l'epopea è finita e, dal 2 giugno, mi sono trasferita. Ho pensato fosse bello condividere con voi qualche immagine della mia casa, nello specifico della mia nuova libreria: è ancora incompleta, è ancora da sistemare, ma finalmente i miei libri sono usciti dagli scatoloni e hanno trovato una nuova collocazione.

Certo, molti dei miei amici di carta sono ancora a casa dei miei genitori, nella mia vecchia camera, ma con il tempo anche loro mi seguiranno in questa avventura! Per il momento vi mostro qualche scatto, per ritornare in pista con energia!


Non vedo l'ora di sistemare tutto. Una volta che avrò finito di portare qui i miei libri, mi dedicherò a sistemarli nell'ordine che preferisco.

Voi con quale criterio avete sistemato i vostri?



Raccontatemi come avete sistemato le vostre scaffalature: che contengano libri, dischi o oggetti personali, parlatemi del vostro spazio ordinato! Potete farlo in un commento o in una email. Alla prossima!

martedì 5 giugno 2018

SOCIAL BLOOMING | Quanto è importante l'editing

Buondì lettori, bentornati ad una nuova puntata di Social Blooming! Oggi ci ricolleghiamo a qualcosa di cui abbiamo iniziato a parlare nell'incontro precedente, ossia Bookstagram e la sua community. Vorrei approfondire con voi il discorso dell'editing e di quanto possa fare la differenza una volta creato il vostro profilo. Cominciamo!

Vorrei partire sfatando un mito: non vi serve una reflex con obbiettivi e softbox da 3000 euro per fare belle fotografie. O meglio, vi serve se la vostra intenzione è diventare fotografi professionisti (anche se in quel caso si apre una parentesi molto ampia sul fatto che sì, la buona fotocamera aiuta, ma se non c'è talento non si diventa i novelli Yamashita), ma se il vostro scopo è fare foto esteticamente piacevoli che possano interessare i vostri amici e lettori, allora vi basta la fotocamera del cellulare. Ormai i telefoni hanno buone capacità fotografiche, il mio iPhone 5 non è certo l'ultimo modello ma si difende con tenacia. Perciò, per cominciare, armatevi di telefono. Se in un secondo momento vorrete investire in una macchina fotografica, ben venga: io ho una Canon e mi diverte moltissimo utilizzarla, ma ci tenevo a sottolineare quanto non sia fondamentale. Perciò, una volta preparati i vostri libri e preso in mano il telefono, non vi resta che scattare.

E L'EDITING?

L'editing comincia nel momento in cui, nel mucchio di foto che avete scattato, selezionate quelle che davvero meritano di essere pubblicate. Prima di tutto, però, occorre considerare alcuni aspetti fondamentali:
  1. luminosità - una buona foto nasce già in partenza con una buona luce. Se una foto viene scattata scura, rimarrà scura. Ora, se il vostro intento era proprio una fotografia ricca di ombre e dai toni più scuri, nessun problema; se invece non l'avete fatto di proposito, l'assenza di luce nella foto originale potrà essere limitata, ma non totalmente risolta
  2. fuoco - se la foto è sfocata, in fase di editing potete al massimo limitare il danno, ma non potete metterla completamente a fuoco in un secondo momento
  3. foto mossa - se per scattare una foto dall'alto vi siete arrampicati sul lampadario e la foto è venuta mossa, dovrete rifarla, in questo caso non c'è app che tenga
Ora che abbiamo stabilito queste premesse, passiamo al vero tema di questo post. Esistono tantissimi video su youtube che possono darvi qualche dritta, vi consiglio in particolare il canale di Valeria Sunny, ma il mio intento di oggi non era proporvi esempi di filtri o di modifiche per creare un tema. Il mio intento è parlare di quanto sia importante editare una fotografia prima di postarla.

Se siete tra i fortunati che scattano una sola foto già perfetta, passate al prossimo post perché non ho nulla da insegnarvi. Se invece siete come me, ossia comuni mortali che scattano 200 foto e poi ne tengono 2, è possibile che riflettere insieme sull'importanza di questa fase del lavoro sia utile.

Abbiamo detto nel nostro ultimo post che Instagram è un racconto per immagini. Se le nostre immagini danno un'idea disordinata del nostro profilo, danno un'idea disordinata di noi. Una foto va scattata bene fin da subito, ma possiamo migliorarla, correggere le imperfezioni (entro certi limiti). Dobbiamo allora porci delle domande. Cosa voglio comunicare con questa foto? Voglio dare un'idea di pulizia e di ordine? Voglio che i colori risaltino? Voglio che il mio mondo virtuale sia tutto rosa, o blu, o giallo? Internet è un luogo dove ci si può esprimere liberamente e Instagram deve essere la vostra parete dove appendere le foto che più vi rappresentano. Ecco a cosa serve l'editing, a rendere le foto che avete fatto ancora più uniche, più belle, ancora più iconiche.

Vi farò un esempio: qui di seguito vi posterò una fotografia che ho utilizzato sul mio profilo Instagram, prima e dopo l'editing. Vi basterà guardarla per vedere la differenza.



Le impurità sono sparite, le tonalità tendenti al grigio sono state illuminate maggiormente. Non ho applicato alcun filtro. La differenza di percezione, però, si sente: le foto editate rispondono alla mia esigenza di pulizia e freschezza, due caratteristiche che sono parte della mia vita in tutto, non solo su internet. Sono foto che, indipendentemente dal soggetto, raccontano qualcosa di me. Naturalmente sono gusti personali, ripeto che questa è un'esigenza mia che risponde alle mie richieste. Ci sarà chi preferisce, in una foto simile, esaltare il blu piuttosto che il bianco. Questa foto, il modo in cui ho scelto di sistemarla, dice qualcosa di me che l'ho scattata.

Anche a questo serve l'editing: serve a rendere una foto maggiormente vostra, a prendere un'istantanea della vostra vita e a renderla definitivamente unica.

Voi come editate le vostre foto? Cosa volete che dicano di voi, una volta pubblicate? Ditemelo in un commento qui sotto o in una email, sarò felice di conoscere le vostre esperienze!

venerdì 1 giugno 2018

REVIEW PARTY | RECENSIONE | "Iron Flowers" di Tracy Banghart

Buongiorno lettori! Inizia ormai il nuovo mese mese e voglio dare il benvenuto a giugno con la recensione di di Iron Flowers, di Tracy Banghart, edito in Italia da DeA. Purtroppo come vedrete tra poco, il volume non mi ha totalmente soddisfatta. Vediamo le informazioni generali e poi viaaa verso la recensione.

Iron Flowers
di Tracy Banghart
Ed: DeA - 384 pagine
Ebook: 6.99 euro - Copertina rigida: 15.90 euro

Non tutte le prigioni hanno le sbarre. In un mondo governato dagli uomini, in cui le donne non hanno alcun diritto, due sorelle non potrebbero essere più diverse l'una dall'altra. Nomi è testarda e indisciplinata. Serina è gentile e romantica, e sin da piccola è stata istruita per essere un esempio di femminilità, eleganza e sottomissione. Sono queste le doti richieste per diventare una Grazia, una delle mogli dell'erede al trono. Ma il giorno in cui le ragazze si recano nella capitale del Regno, pronte a conoscere il loro futuro, accade qualcosa di inaspettato che cambierà per sempre le loro vite. Perché, contro ogni previsione, è proprio l'indomabile Nomi a essere scelta come compagna del principe, e non Serina. E mentre per Nomi inizia una vita a palazzo, tra sfarzo e pericolosi intrighi di corte, sua sorella, accusata di tradimento per aver mostrato di saper leggere, viene confinata sull'isola di Monte Rovina, un carcere di donne ribelli in cui, per sopravvivere, bisogna combattere e uccidere. È cosi che entrambe si trovano prigioniere, l'una di una gabbia dorata e l'altra di una trappola infernale. Per le due sorelle la fuga è impossibile: un solo errore potrebbe significare la morte. E allora, quando non c’è soluzione, l'unica soluzione è cambiare le regole.

Sufficiente

Ci tengo a precisare che scrivere questa recensione per me non è facile. Da quando ho aperto il blog mi è forse capitato solo un'altra volta di dare una votazione così bassa a un romanzo, ma non ho davvero potuto dare di più. Per semplificarmi il lavoro voglio concentrarmi prima sui punti positivi, per poi spiegare come mai non ho apprezzato più di così.

Lo stile è buono, questo è innegabile. Tracy Banghart sa scrivere bene, tiene viva l'attenzione e il romanzo segue un ritmo regolare, senza attraversare fasi lente o eccessivamente rapide. Si tratta di una storia ben costruita, con i colpi di scena nel posto giusto e con una buona lunghezza dei capitoli, che donano un andamento vivace alla storia. Buona l'alternanza dei POV, permette di cogliere differenti idee sulla trama, differenze di percezione riguardo gli eventi in corso che da un lato consentono al lettore di immergersi di più nella storia, mentre dall'altro permettono di cogliere meglio lo sviluppo dei personaggi, il loro cambiare opinioni e idee. Sotto questo aspetto Iron Flowers è un ottimo testo, ben costruito e ritmato a dovere: non conosco l'autrice da testi precedenti, ma sembrerebbe proprio che non sia alle prime armi e che abbia accumulato una buona esperienza. Se così non fosse, tanto di cappello perché dimostra davvero di essere dotata.

Il fatto stesso che il romanzo sia molto incalzante è un chiaro segno del talento dell'autrice. Nonostante il mio voto rimanga basso, ammetto che non sono riuscita a staccarmi dalle pagine neanche un attimo. So che può sembrare un controsenso: aver trovato questo libro incalzante si scontra un po' con il fatto di non averne apprezzato alcune parti. Eppure è così, lo stile e il ritmo rendono la storia accattivante, ma...

Dal mio punto di vista, purtroppo, questo talento è stato sviluppato nel modo sbagliato. Il romanzo era pieno di potenzialità, come abbiamo appena visto, ma Tracy Banghart non è arrivata al mio cuore. Mi spiego meglio: sono una fan del genere Y/A, mi piacciono le storie distopiche in cui la ragazzina di turno salva il mondo. Il problema di Iron Flowers non sono le premesse, ma lo sviluppo: tutto era già visto.

Siamo in un non meglio precisato futuro, in cui c'è l'elettricità e c'è il treno. Vogliamo fare un elenco dei romanzi Y/A in cui questo succede? Cominciamo con Regina Rossa e finiamo con Hunger Games. Siamo in una società in cui le donne possono sperare di diventare mogli del principe (di nuovo, Regina Rossa) oppure mogli di uomini scelti per loro dalle loro famiglie oppure ancora membri della servitù che sono più oggetti che persone. Qui le donne non possono leggere o studiare (sento Margaret Atwood che dice "oh really?"), non hanno alcuna forma di indipendenza e la massima aspirazione è proprio quella di sposare uno dei reali. I suddetti reali sono due fratelli (non sto nemmeno a citare altri titoli perché ce ne sono troppi) e a tal proposito, senza fare spoiler perché sapete che non li apprezzo, ma il plot twist finale è assolutamente prevedibile.

Una differenza con i romanzi che ho citato qui sopra è la dualità delle protagoniste. Qui abbiamo due ragazze distinte, ciascuna con peculiarità diverse, eppure solo Serina per me ha rappresentato una vera novità, perché di Nomi ce ne sono un sacco in giro per i mondi letterari e francamente avrei sperato in un lavoro migliore.

In conclusione non posso dare più della sufficienza, che penso sia comunque meritata visto che il romanzo mi ha effettivamente tenuta sveglia. Volendolo analizzare in tono più profondo, però, Iron Flowers non si spinge oltre. Tutto è troppo già visto: un buon autore deve essere anche in grado di inventare cose nuove. Esempio per tutti: ormai di storie con gli zombie ce ne sono a fiotti, ma il prendere gli zombie e reinventarli finisce per rendere questo espediente nuovo e florido. Qui non avviene questo salto in avanti. Due stelline su cinque.

lunedì 28 maggio 2018

BOOKISH CHAT | L'enigma della camera chiusa

Buongiorno lettori! Oggi apriamo la giornata con una Bookish Chat dedicata ad un argomento per me molto caro: se mi seguite da un po' sapete quanto io ami i gialli. Ebbene, oggi parliamo dell'enigma della camera chiusa, un particolare sottogenere del giallo che trovo molto stimolante!

Avete presente quel classico schema in cui viene trovato un uomo, vittima di omicidio, chiuso in una stanza sprangata dall'interno? Le circostanze sembrano impossibili, perché come avrebbe fatto l'omicida a uscire per fuggire? Ecco, questo è l'enigma della camera chiusa. Ed è qui che deve intervenire un personaggio carismatico, l'investigatore, che deve mettere in campo tutte le sue capacità per scoprire chi è l'assassino e soprattutto come ha fatto a commettere il suo crimine. Ma quali sono le regole di questa varietà del romanzo giallo?

Prima di tutto, il coinvolgimento del lettore. In un thriller o un poliziesco il lettore rimane certamente coinvolto nella storia, ma non ne fa parte. Nei libri di questo tipo, invece, il lettore viene incoraggiato a partecipare, ad essere un elemento integrante del libro, per tentare di battere l'investigatore sul tempo. Il lettore può indagare per conto proprio, mettendo insieme gli indizi necessari e svolgendo le sue analisi nella propria mente - o, come faccio io, su un foglio. Si tratta di un potente esercizio per il cervello e di un grande stimolo di condivisione. Chiaro, non ci sono frasi come "E lei, lettore, cosa ne pensa?", ma si avverte una costante interrogazione nei confronti di chi sta leggendo. In altri sottogeneri di gialli e polizieschi il lettore si limita a seguire i protagonisti. Qui, invece, il lettore ha le medesime possibilità di chiunque altro di risolvere la situazione, se ha prestato sufficiente attenzione - il che esclude in automatico le storie di Sherlock Holmes, che invece è ineguagliabile.

In secondo luogo, l'investigatore è una persona singolare. Che sia un Poirot o un'Agatha Raisin, o un Kurt Wallander o un Erlendur Sveinsson, si tratta di un personaggio peculiare le cui doti personali gli consentono di arrivare laddove altri non possono. Che sia il suo carattere o la sua mente intuitiva o che siano le sue conoscenze o la sua sfacciataggine, possiede una caratteristica speciale gli permette di arrivare dove i colleghi o gli amici non riescono a giungere.


La stanza chiusa e inaccessibile è il terzo elemento. Possiamo intenderlo in senso letterale, ossia una vera stanza chiusa dall'interno, o traslato, come nel caso di Stieg Larsson per il quale la camera chiusa è in realtà un'isola o di Agatha Christie con il suo scompartimento sull'Orient Express, o ancora in Il nome della rosa è il monastero a rappresentarla. Da un punto di vista cinematografico, possiamo citare l'esempio di Whiteout - Incubo bianco, film del 2009 nel quale la camera chiusa è rappresentata da una base di ricercatori in Antartide, circondata da un vero e proprio deserto di ghiaccio. In ogni caso, però, occorre che le condizioni in cui l'omicidio è stato commesso siano impossibili (o quasi) da riprodurre perché un romanzo possa far parte di questa categoria.


Antesignano di questo genere è I delitti della Rue Morgue, racconto di Poe del 1841, nel quale due donne vengono trovate brutalmente assassinate in un appartamento al quarto piano di Parigi. Qui l'acume del brillante investigatore Auguste Dupin riesce a sbrogliare la matassa e a capire come sia potuto accadere e come abbia fatto l'omicida a dileguarsi. C'è perfino la scena finale, madre di tutte le conclusioni di libri gialli d'antan, quella in cui il protagonista spiega in modo teatrale chi, come e perché. Un momento tanto caro al ben più noto Hercule Poirot. Il primo romanzo, invece, che applica questa strategia narrativa è Il grande mistero di Bow, di Israel Zangwill del 1891, nel quale un uomo viene assassinato e viene trovato dalla sua affittacamere in una stanza... beh, chiusa. Un passo in più viene fatto qui rispetto al racconto di Poe, ossia il coinvolgimento del lettore: pubblicato per la prima volta a puntate su una rivista, Il grande mistero di Bow è accompagnato dall'invito ai lettori a spedire al giornale le loro elucubrazioni sul caso via posta.

Si tratta di una categoria che ingloba infiniti titoli. Nel 1992 Robert Adey ne ha conteggiati più di 2000, ma nel frattempo, a distanza di quasi 30 anni, la quantità è forse raddoppiata. Alcuni di questi titoli sono talmente brillanti, per la complessità dell'intreccio e la capacità di coinvolgimento, da essere diventati dei veri e propri cult del genere (abbiamo già parlato di Agatha Christie e vorrei citarvi anche Il delitto di Mont Saint Michel di Claudio Ferro).

Quali titoli amate di più che appartengono a questo sottogenere? Scrivetemeli in un commento o in una email, sono sempre alla ricerca di nuovi misteri da risolvere!

venerdì 25 maggio 2018

SEGNALAZIONE | "Ogni giorno come il primo giorno" di Giorgia Penzo

Lettori, buongiorno a voi! Siamo arrivati al fine settimana e voglio cominciare la giornata con una segnalazione: vi ricordate di quando abbiamo parlato di Giorgia Penzo? Bene, tenetevi forte perché tra una settimana uscirà nelle librerie il suo nuovo romanzo, Ogni giorno come il primo giorno, edito dalla Nord e disponibile dal 31 maggio. Vediamo insieme i dati!

Ogni giorno come il primo giorno
di Giorgia Penzo
Ed: Nord - 320 pagine
Ebook: 9.99 euro - Copertina rigida: 16.90 euro

Un diario per ricominciare. E raccontare, giorno dopo giorno, la sua vita senza la sorella. Petra e Cloe erano diversissime – una ribelle e insicura; l'altra solare e amata da tutti – eppure unite da un legame profondo e sincero. Ora che è da sola, Petra fa una promessa alla sorella: vivrà anche per lei, s'impegnerà a non buttare più la sua esistenza. Ma è difficile resistere quando tutti ti rinfacciano la colpa per l'incidente d'auto che ha causato la morte di Cloe e la tua famiglia si sta sfasciando. Petra però si impegna in un duro percorso di rinascita, aiutata da Dario, il ragazzo più grande che la aiuta con la matematica in vista dell'esame di maturità. Dario, un ragazzo enigmatico e affascinante, che la sorprende in ogni occasione e che le apre le porte di un futuro nuovo, radioso. Ma che allo stesso tempo nasconde un passato oscuro che presto tornerà a reclamare il suo prezzo, mettendo in discussione tutto ciò che Petra ha costruito fino a quel momento… I problemi a scuola, il rapporto con i genitori, l'amore, le fughe, i traguardi, le delusioni, il bisogno di trovare il proprio posto nel mondo: per Petra, senza più Cloe ma con Dario al suo fianco, ogni giorno sarà come il primo giorno della sua nuova vita.

Giorgia Penzo è nata a Reggio Emilia e, dopo aver conseguito la maturità magistrale, si è laureata in Giurisprudenza a pieni voti. Fin dai tempi della scuola, coltiva la passione per i libri e per la scrittura. Si autodefinisce una nerd, nata nel posto sbagliato e nell'epoca sbagliata. Forse proprio per questo il suo blog conta circa 6.000 iscritti e il suo profilo Twitter 18.000 follower.

giovedì 24 maggio 2018

REVIEW PARTY | RECENSIONE | "L'estate delle coincidenze" di Ali McNamara


Buondì, miei cari lettori! Oggi, giovedì 24 maggio, voglio tenervi compagnia con un nuovo Review Party dedicato a L'estate delle coincidenze, romanzo di Ali McNamara che ci porta sulle coste della verde Irlanda - non male come meta per le vacanze, dopotutto è quasi estate e questo libro mi ha fatto venire una gran voglia di partire per questa bellissima isola e cantare Arthur McBride!

L'estate delle coincidenze
di Ali McNamara
Ed: Newton Compton Editori - 384 pagine
Ebook4.99 euro - Copertina rigida9.90 euro

È una magnifica estate e Ren Parker è a caccia: il suo lavoro, infatti, è quello di scovare in giro per l'Irlanda la casa perfetta per un cliente molto esigente. La sua ricerca la porta fino alla costa occidentale dell'isola, nella piccola città di Ballykiltara. Qui sorge Welcome House, un piccolo gioiello. C'è solo un problema: nessuno ha idea di chi sia il proprietario. Quella casa è una sorta di leggenda per gli abitanti della cittadina. La sua porta è sempre aperta per chi ha bisogno di un tetto e non mancano mai scorte di cibo per i poveri o chiunque passi per una sosta. Mentre Ren indaga sulla proprietà, per capire come avviare una trattativa, comincia a immergersi nella storia e nei racconti che circondano la vecchia casa, aiutata da Finn, l'affascinante gestore dell'albergo in cui alloggia. Riuscirà a scoprire il segreto della misteriosa Welcome House?

Molto bello!

Confesso che il primo capitolo mi aveva fatto bollare in modo negativo il romanzo: ho trovato le prime pagine un po' superficiali, c'è stato qualcosa nell'atteggiamento della protagonista, Ren, che sul momento mi ha infastidita, al punto che da essermi preparata psicologicamente a trecento pagine di noia. In realtà già dal capitolo seguente mi sono dovuta ricredere.

Bellissima l'ambientazione: siamo onesti, a chi non piacerebbe fare un viaggio in Irlanda, in uno di quei paesini portuali dove tutti si conoscono, dove le leggende abbondano, dove i nomi sono assurdi e così piacevoli? Le descrizioni qui emergono pian piano: attraverso i percorsi dei personaggi si scoprono un poco alla volta le peculiarità dello spazio esterno e di quello intimo, più personale della gente del luogo. Ciò che ho notato in particolare non è tanto la realizzazione dello spazio, quanto la descrizione del rapporto tra lo spazio e le persone che lo vivono. Molto piacevole, varrebbe la pena di leggere L'estate delle coincidenze anche solo per questa ragione!

I personaggi sono piacevoli, ma non sorprendenti. Forse questo è il motivo per cui non ho sentito il bisogno di dare un punteggio pieno al libro: non ho colto reali novità, Ren e i personaggi che la circondano sono dei tipi letterari già visti e molto usati e, anche se diventano piacevoli considerando che si tratta di un racconto a scopo ludico, non hanno rappresentato nulla di nuovo. Ciò detto, però, ripeto che sono piacevoli: devo confessare che il mio preferito è Kiki, un po' svampita, ma molto tranquilla e spensierata. Forse manca di un aspetto più profondo, ma c'è da dire che la storia non lo richiede. Viceversa, la mia opinione su Ren purtroppo non è cambiata molto, l'ho trovata un po' spocchiosetta, ma c'è da dire che il bello sta proprio qui: le persone con il suo carattere esistono, il che fa di lei un personaggio verosimile. Ottimo lavoro su di lei, non posso lamentarmi.

Lo stile è ottimo: adeguato al genere a cui appartiene il romanzo, frasi brevi e ironiche, che donano una certa immediatezza alle sensazioni della protagonista. Ci troviamo al volo nella mente di Ren e seguiamo i suoi ragionamenti. L'autrice sa dosare bene il ritmo, passando da momenti rapidi ad altri più lenti senza mai smorzare l'andamento regolare della narrazione. A meno che non ricordi male si tratta del mio primo approccio alla McNamara, ma se questo è il suo stile sono molto curiosa di approfondire la lettura di altri romanzi. L'estate delle coincidenze si legge in fretta, è allegro e vivace: il genere di libro che vorrei a tenermi compagnia nei momenti di stress. Confesso che è capitato a fagiolo, mi serviva una lettura di questo tipo e sono rimasta soddisfatta dello stile frizzante della McNamara.

Purtroppo, ma qui non mi sto affatto lamentando, il titolo in lingua originale aveva un significato tutto da scoprire: The Summer of Serendipity richiamava sia il nome della protagonista, Serendipity appunto, a significare che quella è la sua estate, ma "serendipity" vuol dire anche la gioia del fare scoperte o ritrovamenti imprevisti. In italiano diventa difficile da rendere, la parola "serendipità" esiste ma non è di uso comune e in un titolo che deve essere accattivante non poteva chiaramente essere usata, senza contare che avrebbe comunque perduto l'assonanza col nome di Ren. Peccato, è uno di quei casi in cui con la traduzione si perde qualcosa, ma mi rendo anche conto che diventa difficile una traduzione letterale nei giochi di parole! In ogni caso il titolo è molto adeguato, perciò sono soddisfatta della scelta dei traduttori.

In conclusione, se non il massimo, L'estate delle coincidenze merita quattro punti su cinque. Lo consiglio vivamente, soprattutto se c'è la necessità di staccare e di rilassarsi con qualcosa di piacevole e divertente.

giovedì 17 maggio 2018

REVIEW PARTY | RECENSIONE | "Le donne di casa Blackwood" di Ellen Marie Wiseman

Buongiorno lettori! Bentornati, in questo umidiccio giovedì di metà maggio, tra un mobile Ikea e un antibiotico, voglio tenervi compagnia con una recensione: Le donne di casa Blackwood, romanzo di Ellen Marie Wiseman edito in Italia da Newton Compton. Vediamo insieme i dati principali e poi passiamo alla recensione!

Le donne di casa Blackwood
di Ellen Marie Wiseman
Ed: Newton Compton Editori - 384 pagine
Ebook: 2.99 euro - Copertina rigida: 9.90 euro

Una sera dell'estate del 1931 Lilly Blackwood intravede le luci abbaglianti del circo dalla finestra spiovente della sua camera da letto. Non ha il permesso di esplorare i dintorni della casa. Non è neanche mai uscita dalla sua stanza all'ultimo piano. Sua madre sostiene che sia per il suo bene e che le persone si spaventerebbero se la vedessero. Ma quella notte calda e stellata è destinata a cambiare ogni cosa: Lilly esce dalla sua prigione e si dirige verso il tendone del circo. Più di vent'anni dopo, la diciannovenne Julia Blackwood ha ereditato dai genitori la tenuta di famiglia e la casa adiacente. Per Julia, quello è un luogo di ricordi infelici, pieno di regole ferree e stanze proibite. Tornare lì dopo tanto tempo potrebbe aiutarla a liberarsi dai fantasmi del passato? Scavare a fondo tra i segreti di casa Blackwood porterà Julia a scoprire verità scabrose e tradimenti di cui si è macchiata la famiglia, perché la sua storia è intrecciata a quella di Lilly, in fuga per trovare la sua strada nel mondo duro, a volte brutale del Circo dei fratelli Barlow.


Meraviglioso!

Alzi la mano chi, alle parole "albinismo" e "circo Barlow", non ha pensato almeno per un secondo a The Greatest Showman. Nessuno? Benissimo, piccini miei, vedo che avete imparato da me. Comunque, tralasciando i miei soliti sproloqui che lasciano il tempo che trovano e smettendo di canticchiare This is me a labbra strette, passiamo alla recensione di questo libro particolarmente appassionante.

Si tratta di un romanzo introspettivo: è un viaggio che va all'interno della mente di alcune donne (e leggendo il titolo voi direte "ma va'??"), donne che per un motivo o per l'altro vedono in casa Blackwood non esattamente una casa, ma quasi un'entità. La casa diventa il denominatore comune per donne che in comune hanno solo l'ascendenza familiare, oltre che una serie di segreti ben custoditi e che devono rimanere tali. La Wiseman ci conduce su una strada che, oltre a un alone di mistero che circonda quelle verità così scomode a casa Blackwood, è fatta per lo più di sensazioni, emozioni che non sempre le protagoniste riescono a spiegarsi e che il lettore, dall'esterno, può forse comprendere meglio di loro.

Buona la scelta dei differenti POV che si alternano tra un capitolo e l'altro: certo, Martin ci ha abituati ormai da anni a questo andamento che ci fa saltellare da un personaggio all'altro, ma se consideriamo che la storia di Lilly e quella di Julia non si spiegherebbero a sufficienza se non fossero incastrate in questo modo, diciamo che la scelta diventa obbligata. Le descrizioni la fanno da padrone, questo è uno di quei casi in cui senza spendere abbastanza non si otterrebbe un buon risultato: per questa ragione mi ha ricordato a tratti Howards End di Forster, non tanto per le vicende che hanno poca attinenza, quanto per l'importanza del comparto descrittivo. Non si comprenderebbe la presa di casa Howard sui protagonisti senza di esse, così come non si comprenderebbe l'importanza di casa Blackwood sulla vita di queste donne.

Si tratta comunque di un romanzo corale, Lilly e Julia non sono sole nel comporre la trama e di questo sono stata contenta, per il fatto che le vicende di entrambe sono abbastanza drammatiche e senza l'intervento di molti altri personaggi il tutto sarebbe risultato un po' trito. In questo si vede la bravura della Wiseman, è stata in grado di limare quelle che sarebbero potute essere debolezze e renderle punti di forza del romanzo.

Le tematiche non sono semplici: la Wiseman parla di pregiudizio nei confronti del diverso, cosa chiarissima nel particolare caso di Lilly ma che potrebbe essere applicato anche a Julia, e delle difficoltà dell'abbandono e del rifiuto da parte di chi dovrebbe amarci. Si tratta di un tema oggettivamente inflazionato, utilizzato da tantissimi autori, e che avrebbe quindi rischiato di suonare ripetitivo. Trovo che l'autrice si dimostri in grado di parlarne in modo abbastanza nuovo, soprattutto per quel che riguarda Julia, perché nel suo caso in particolare la ragione di questo rifiuto è molto intangibile e dunque più difficile da rappresentare. La Wiseman in questo si dimostra molto brava e mi ha incuriosita parecchio per lo stile utilizzato nel trattare un tema non semplice.

Mi sono sforzata per cercare una ragione per non dare cinque punti pieni, ma onestamente non ne ho trovata nessuna. Perciò voglio dare a Le donne di casa Blackwood cinque punti, un libro ben scritto, piacevole e godibile da qualsiasi lettore per i diversi spunti di riflessione che offre. Complimenti all'autrice!

mercoledì 16 maggio 2018

SEGNALAZIONE | "Nessuno è intoccabile" di Thomas Melis

Lettori, buongiorno! Chiedo scusa per i giorni di assenza prolungata, ma ho avuto buoni motivi: prima di tutto il trasloco, per quanto divertente e molto romantico, mi sta togliendo le energie e, come se non bastasse, perché non prendersi un po' di tonsillite? Così, per ridere! Ma bando alle ciance, sono di nuovo in piedi e vi voglio segnalare il secondo romanzo di Thomas Melis, Nessuno è intoccabile.

Nessuno è intoccabile
di Thomas Melis
Ed: Butterfly Edizioni - 240 pagine
Ebook0.99 euro (gratis con Kindle Unlimited) - Brossura: 15.00 euro

In un angolo nascosto della Sardegna, dove mare e montagna si fronteggiano, due famiglie malavitose combattono una guerra senza tempo in nome di un codice antico. Vissente Degortes e il Castigliano vogliono spazzare via la fazione avversaria dei Corràsi e imporre un dominio di sangue sulla provincia di Porto Sant'Andrea. Lungo la loro strada incontrano Giovanni Fenu, un politico ambizioso fedele a un imperativo: cogliere le occasioni che la vita regala. La discesa negli inferi della violenza più spietata. Il dovere della vendetta. I rapporti con le organizzazioni criminali nazionali, la politica in cerca di voti e la speculazione imprenditoriale senza scrupoli. In una terra che non vuole padroni e dove vale una sola regola: nessuno è intoccabile.


Thomas Melis è nato a Tortolì, in Sardegna, nel 1980. Ha studiato presso le Università di Firenze e Bologna concludendo il suo percorso accademico nel 2008. Nella vita si è occupato di progettazione su fondi comunitari e consulenza aziendale. Ha scritto per diverse riviste on line, dedicandosi alle analisi degli scenari internazionali e della politica interna. Attualmente gestisce un'attività commerciale, lavora come copywriter e crea contenuti per aziende attive sul web. Nel 2014 ha pubblicato il romanzo d'esordio, A un passo dalla vita, e l'anno successivo lo spin off Platino Blindato. Dal 2017 collabora con il sito di critica letteraria MilanoNera. Nessuno è intoccabile è il suo primo romanzo per Butterfly Edizioni.

mercoledì 9 maggio 2018

IL MAGGIO DEI LIBRI | Libertà e Storia

Buongiorno, lettori! Come avevamo anticipato in un post introduttivo lo scorso sabato, è in corso un'attività "itinerante", se così si può dire, un Viaggio nella Libertà che transita per cinque blog e con il quale vogliamo festeggiare insieme Il Maggio dei Libri. Nelle scorse tappe, che potete trovare qui e qui, abbiamo parlato della libertà di immaginare e della letteratura proibita. Oggi qui su Reading in the T.A.R.D.I.S. parliamo invece della libertà nella storia.

Come si evolve il concetto di libertà nella storia? Come sapete se mi seguite da tempo sono una medievista per formazione accademica, ma oggi non mi limiterò a parlarvi del periodo medievale. Cominciamo proprio dall'inizio...

Cominciamo con il dire che il concetto stesso di libertà è mutevole: non vuol dire la medesima cosa in tutte le epoche e in tutte le aree del mondo, si tratta di una definizione che va incastonata in determinate coordinate temporali per poter essere compresa del tutto. Per fare un esempio, possiamo parlare della differenza sostanziale della libertà per i Romani e per i regni romano-barbarici.

Per i primi, a Roma repubblicana e imperiale, significa sì essere liberi nella propria persona, ma anche essere cittadini romani, il che non vuol dire abitare in una zona sottomessa alla potenza di Roma né vivere entro le mura: occorre far parte della comunità politica della Civis Romanus. Io posso abitare in una casa a ridosso del Tevere, ma se non faccio parte della comunità politica cittadina non sarò mai una cittadina romana (almeno fino al 212 d.C., quando Caracalla emette la Constitutio Antoniniana con cui la cittadinanza viene concessa a chiunque viva entro i confini imperiali). La conseguenza del possesso di questo status è l'avere una serie di privilegi, di diritti e di doveri, più noto dei quali è la possibilità di accedere alle cariche pubbliche.


Viceversa, in buona parte dei regni romano-barbarici che a partire dalla fine del V secolo d.C. hanno cambiato il volto dell'Europa occidentale, la libertà è legata profondamente al possesso delle armi: possedere un'arma significa essere liberi nella propria persona. La spada non è solamente uno strumento, un utensile, bensì un'affermazione del proprio status. Una cosa interessante da notare, qui, è che questo discorso si estende anche alle donne: in alcuni scavi tombali sono state trovate delle cosiddette "spade da tessitura", ossia armi da taglio componenti il corredo di tombe di donne. Naturalmente non bisogna pensare che queste donne usassero davvero le spade per tessere, si tratta di un'affermazione di status sociale: la donna che esercita una propria libertà è una donna armata, in queste società romano-barbariche.


Identificare un percorso lineare per i primi secoli del Medioevo è complicato: dobbiamo tenere presente che si tratta di secoli di grande cambiamento e di evoluzione sociale e legislativa (e non di involuzione, come molti sono portati a credere), di conseguenza il concetto di libertà varia di luogo in luogo, di tempo in tempo. La libertà comincia ad essere legata, da un punto di vista giuridico, al possesso della terra e alla protezione personale: sono moltissimi coloro che decidono di rinunciare spontaneamente alla propria libertà per rimettersi alla protezione di un signore territoriale (signore che può essere laico o ecclesiastico: basta pensare al monastero di Santa Giulia, poi San Salvatore, e all'ampiezza dei terreni in suo possesso in questo periodo). Da un punto di vista libertario, perdono l'indipendenza, rimangono legati ad un luogo e ad un signore e tornare sui propri passi diventa non impossibile, ma estremamente difficile: sono moltissimi gli atti giudiziari che attestano questo tipo di "cessione" e sono molto chiare le cifre da pagare, se si sceglie di rescindere il contratto.

C'è anche da dire che, nel corso di tutto il Medioevo, essendo questo un periodo così lungo ed esteso sia da un punto di vista geografico sia da un punto di vista temporale è più corretto parlare di libertà al plurale. Non c'è un'unica libertà semplicemente perché sono talmente tanti i poteri a cui sottostare o da esercitare che difficilmente si può incontrare un individuo completamente libero: si può essere liberi da alcuni e sudditi di altri. Di fatto nessuno è libero totalmente, nemmeno i sovrani lo sono. Parlare di una società triangolare, come fanno i libri di storia delle nostre elementari, è quanto di più sbagliato si possa fare: non si tratta di un triangolo, ma di una ragnatela, e la società non è semplicemente tripartita, bensì stratificata in modo così complicato che darne una definizione netta è difficile - è questo che rende lo studio del Medioevo così divertente!


Ora facciamo un salto in avanti: quale periodo è sinonimo di libertà più del Secolo dei Lumi? Il Settecento è un secolo di abissali cambiamenti. Nulla è più come prima e, al tramonto del XVII secolo, ci troviamo in un mondo il cui volto è completamente cambiato. Si tratta di un secolo di rivoluzioni, naturalmente, che portano al centro dell'attenzione proprio il concetto di libertà, che si rivela in tutte le sue decine di sfaccettature. La libertà si lega sempre di più al concetto di individuo come mebro di una Nazione: il concetto di nazione in senso moderno comincia ora a formarsi non solo nella mente dei filosofi, ma nella mente delle persone. Il potere regio non è più concesso per diritto divino, ma per accettazione dei parlamenti. Si tratta di un rapporto non più verticale, non c'è il signore territoriale che può imporre in modo indiscusso il proprio potere, bensì convenzioni legislative chiare e specifiche: è l'epoca delle Costituzioni moderne, che a volte sono il risultato di un'evoluzione dei precedenti editti, a volte sono una redazione nuova e fondata sul grande concetto della libertà. Richiamiamo le due rivoluzioni più famose: quella americana e quella francese. La prima pretende una libertà politica ed economica rispetto alla volontà di una madrepatria che le colonie non riconoscono più; la seconda pretende una libertà del cittadino rispetto al potere (o strapotere, in effetti) del re.



Ciò che per me diventa ora fondamentale ricordare è che il concetto di libertà è assolutamente relativo. Una cosa che mi piace dello studio della storia a livello accademico, che tutto ha a che fare con la comprensione e nulla ha a che spartire con il mero esercizio mnemonico, è che la storia la scrivono sempre i vincitori. Non si può parlare mai di libertà in senso assoluto. Si tratta di un'idea intangibile e in continua evoluzione, cambia e si modifica nel tempo e nello spazio. Qui sul blog ho dedicato solo un breve post al concetto storico di libertà, ma occorrerebbe scrivere un libro di parecchie centinaia di pagine per sviscerare a modo l'argomento. Per questo vi lascio qui sotto la bibliografia che ho consultato per la stesura di questo articolo e vi consiglio, se il tema vi interessa, di approfondirlo senza accontentarvi delle pochissime righe che ho scritto io.

BIBLIOGRAFIA CONSULTATA:
  • W. Pohl, Le origini etniche dell'Europa. Barbari e Romani tra antichità e medioevo, Viella 2008
  • Anna M. Rapetti, Monachesimo medievale. Uomini, donne e istituzioni, Marsilio, Venezia, 2005
  • Introduzione alla storia medievale, a cura di G. Albertoni e T. Lazzari, Bologna, Il Mulino, 2015
  • G. Duby, Medioevo maschio. Amore e matrimonio, Laterza, Roma-Bari 1991
  • O.G. Oexle, Paradigmi del sociale. Adalberone di Laon e la società tripartita del Medioevo, a cura di R. delle Donne, Salerno, Carlone Editore, 2000
  • B. Andreolli - M. Montanari, L'azienda curtense in Italia, Bologna, Clueb, 1982
  • P. Geary, Il mito delle nazioni. Le origini medievali dell'Europa, Carocci 2010
  • M. Fioravanti, Costituzione , il Mulino, Bologna, 1999
  • G. Abbattista, La rivoluzione americana, Roma-Bari, Laterza, 2009
  • R. Martucci, L'ossessione costituente. Forma di governo e costituzione nella Rivoluzione francese (1789-1799), il Mulino, Bologna, 2001
  • L. Lacchè, La Libertà che guida il popolo. Le Tre Gloriose Giornate del luglio 1830 e le "Chartes" nel costituzionalismo francese , il Mulino, Bologna, 2002
  • Appunti di lezioni universitarie varie 

Non perdetevi i prossimi post! Su A Book for a Dream si parlerà di libertà di vivere e su Le mie ossessioni librose di libertà di leggere. Tenete d'occhio i nostri blog durante tutta la settimana!

sabato 5 maggio 2018

IL MAGGIO DEI LIBRI | Viaggio nella Libertà

Buongiorno, lettori! Come forse molti di voi già sanno, maggio non è semplicemente un mese dal clima ballerino: per noi lettori è Il Maggio dei Libri, evento che dura tutto il mese e che affronta, attraverso aree tematiche che variano ogni anno, diversi aspetti della lettura e dell'editoria. Per festeggiare, Reading in the T.A.R.D.I.S. si unisce ad altri quattro blog per sviluppare un Viaggio nella Libertà, un percorso tematico che racconta la lettura come libertà sotto ogni sua forma!

Seguendo il filone tematico "Lettura come libertà", a partire da lunedì 07/05 fino a venerdì 11/05 si terranno sui nostri blog delle tappe speciali: ognuno di noi darà il proprio contributo all'evento sulla base delle proprie conoscenze ed esperienze con post che osservano la libertà e la lettura sotto diversi aspetti. La lettura deve essere sinonimo di libertà, quindi quale modo migliore per dirlo ad alta voce?

Quindi ricordate, si parla di lettura come libertà. I blog da tenere d'occhio durante il corso dell'evento sono i seguenti:


Inoltre, se volete rimanere sempre aggiornati e connessi con Il Maggio dei Libri e le sue iniziative in giro per il nostro paese, vi consiglio di scaricare l'app per cellulare, in modo da poter seguire l'evento ovunque siate!

Noi vi aspettiamo sui nostri blog durante tutta la settimana!

REVIEW PARTY | RECENSIONE | "Domani che giorno è" di Laura Cassie


Buongiorno lettori! Oggi sul blog ci concentriamo su un Review Party dedicato a Laura Cassie e al suo nuovo romanzo, Domani che giorno è. Vediamo insieme i principali dati di questo romanzo e la copertina, poi passiamo alla recensione! In fondo al post troverete l'elenco dei partecipanti, così potrete leggere tutte le nostre recensioni!


Domani che giorno è
di Laura Cassie
Ed: Selfpublishing - 115 pagine
Ebook: 1.49 euro

Il 14 novembre è ormai alle porte ed Elizabeth Cooper non vede l'ora di brindare ai suoi trent'anni. Nulla potrebbe essere più bello di così, se non fosse che la sera prima del suo compleanno un terribile incidente automobilistico la vede coinvolta, facendole perdere la vita. Il mattino dopo, tuttavia, si sveglia nel suo letto in ottima salute e senza nemmeno un graffio. È di nuovo il 13 novembre. Uno strano scherzo del destino comincia a prendersi gioco di lei, facendole rivivere lo stesso giorno un'infinità di volte. Cosa sta accadendo? Sta forse impazzendo e tutta questa strana faccenda è quindi frutto della sua immaginazione o l'universo sta cercando di comunicarle qualcosa?
Molto bello!

Prima di tutto, lasciatemi dire che la coincidenza di date mi emoziona: anche io sono nata il 14 novembre. Certo, spero di non morire il giorno prima del mio trentesimo compleanno... Però mi piace la coincidenza, ho sempre pensato che il 14 fosse un buon numero e novembre un bel mese, quindi mi fa piacere condividere questa piccola cosa con la protagonista. Naturalmente questo non serve saperlo per la recensione, ci tenevo solamente a farvelo sapere!


Tornando ad argomenti più pertinenti, già dalla sinossi si coglie il mistero della trama. Una cosa tipo Ricomincio da capo con Bill Murray, la protagonista si risveglia ogni giorno lo stesso giorno, rivivendo gli stessi momenti, dopo essere morta in un incidente. Un eterno purgatorio? O lei è impazzita? Mi ricordo che da bambina vidi un cartone animato con Qui, Quo e Qua che rivivevano il giorno di Natale per giorni interi. Lì era colpa di un desiderio espresso nel modo sbagliato. Questo tipo di racconto di solito segue la stessa regola: c'è qualcosa, nel corso di questa giornata eternamente rivissuta, che deve essere cambiato per poter uscire dal loop temporale. In questo caso, il cambiamento deve avvenire nella mente di Elizabeth, oltre che negli avvenimenti della giornata.

I personaggi sono molto piacevoli. Si tratta di un romanzo che si compone di più persone, pur essendo Elizabeth la protagonista indiscussa ci sono altri individui che fanno parte della sua vita e del suo fatidico 13 novembre e ciascuno di essi è ben costruito. Chiedo di essere perdonata per aver sorriso quando ho letto il nome Jack Smith, perché è come leggere Mario Rossi, ma tolto il piccolo momento ilare per questo nome sono rimasta molto contenta della gestione dei singoli personaggi. L'unica cosa che, senza spoiler, posso obiettare (senza però che tolga nulla alla mia opinione positiva) è l'accettazione da parte di uno dei personaggi della rottura del proprio fidanzamento: pur capendo che la situazione narrativa richiedeva una reazione pacata e tranquilla, mi è parsa una scelta un po' forzata. Ciò detto, ripeto che la mia opinione rimane molto positiva.

L'ambientazione mi è piaciuta abbastanza, anche se ammetto che avrei preferito vedere un ambiente nostrano. Naturalmente questo non influenza la recensione, perché devo valutare la qualità del libro e non il luogo in cui si svolge, ma nel momento in cui mi impegno per parlare di un romanzo voglio dire proprio tutto tutto. Con questo in mente, trovo che comunque la resa dell'ambientazione sia ottima, l'autrice permette di immergersi nel luogo in modo completo, senza inserire forzate desrizioni infinite: percepiamo la città in modo chiaro e completo attraverso tanti dettagli, tante frasi che rendono fluida la lettura e ci lasciano capire molto più di pagine intere di descrizioni.

Lo stile è buono. Mi sono accorta, nel corso della lettura, che ci sono spazi di miglioramento, si tratta di un'autrice giovane e che ha tanto tempo davanti a sé per smussare gli angoli, ma posso dire che le basi sono ottime. Il romanzo possiede un buon ritmo narrativo, la lettura diventa incalzante nei momenti giusti e rallenta laddove è necessario che rallenti. In generale si vede che Laura Cassie sa di cosa sta parlando, sa cosa sta facendo ed è molto decisa a farlo bene.

Quattro punti su cinque: si tratta di una storia piacevolissima, che si legge volentieri e che alla fine mi ha lasciata molto sooddisfatta. Un libro, per essere buono, deve chiudersi lasciandomi emozionata e sono stata estremamente lieta di aver affrontato Domani che giorno è. Consigliatissimo!