domenica 16 luglio 2017

INTERVISTA | Alessandra Zengo

Buona domenica lettori! Bentornati sul blog! Oggi voglio isollevarvi un po' il morale dal caldo con un'intervista fresca ad Alessandra Zengo (http://www.alessandrazengo.com/), editor professionista, che ha da dirci la sua riguardo il suo settore lavorativo.
- Ciao, Alessandra! Benvenuta, è la prima volta che ospitò un editor e sono un po' emozionata!
Allora l'onore è tutto mio per essere la prescelta! Grazie per l’invito, Lucrezia.

- Cominciamo dalle fondamenta. Quale percorso formativo hai seguito per arrivare dove sei adesso? Hai frequentato corsi particolari?
Nessun corso. Ho imparato da autodidatta e, anche quando ho cominciato a lavorare per le case editrici, ho semplicemente applicato quello che già sapevo fare. I corsi vanno bene per avvicinarsi al mestiere, conoscere altre prospettive e persone che vogliono fare lo stesso, o l’hanno già fatto, ma non dispensano l’allievo dallo sbattere il proprio cervello sulle cose da correggere sul serio, e non come esercitazione. Una persona non può capire se l'editing le piace o meno, e se c'è portata, se non si mette a farlo. Niente scorciatoie.

- Come hai capito che il mondo dell'editoria era la tua strada? C'è stato un momento, da ragazzina, in cui hai detto "Io voglio essere parte di quel mondo"?
No, da ragazzina volevo fare tante cose, ma non l’editor, anche perché non sapevo cosa fosse. Sono entrata nel mondo editoriale per caso, senza cercarlo. Mi sono trovata bene, nonostante le difficoltà, e sono rimasta. Non c'è stata nessuna chiamata, o illuminazione sulla via di Damasco.

- Sul tuo sito personale (http://www.alessandrazengo.com/) hai spesso ribadito come un editor non sia correttore di bozze né agente letterario. Hai mai avuto ripensamenti sulla tua figura lavorativa, pensando di cambiare orientamento?
Ripensamenti sì, ma non perché volessi fare l’agente letterario o il correttore di bozze. L'editing è un lavoro difficile, che richiede molto impegno, dedizione, energie, intelligenza. Non si possono mettere le mani sugli scritti altrui se non si è sempre consapevoli di quello che si sta facendo. Non si può agire con leggerezza, o a tentativi. Questo è quello che spesso cerco di "insegnare" ai miei clienti: che ogni singola parola è fondamentale, e necessaria, e non va trascurata nel flusso della narrazione. Le scelte linguistiche devono essere consapevoli. Ho dovuto ripensare la mia attività perché nel 2015 è cominciato il mio sodalizio con Chiara Chinellato, da cui è nato il progetto di The Sign of the Two (www.thesignofthetwo.com)*, dedicato a branding e marketing, e perché negli ultimi anni mi sono dedicata molto di più a consulenze e comunicazione digitale. Insomma, sono un'editor che non corregge solo libri.

- Spesso chiacchierando con gli autori e soprattutto con i lettori emerge l'argomento "editoria=bestia di Satana". Secondo te, perché a molti il mondo editoriale fa paura? Sembra un vero mostro dall'esterno: tu che ne pensi? 
Perché non lo conoscono, e le cose che non si conoscono fanno paura. E non è che l'editoria sia tutta rose e fiori, però cerco di non far parte della schiera di persone che, pur lavorando nel settore, consigliano agli altri di non entrarci perché è bruttissimo, piccolo, con tendenze schiaviste. Un po' ipocrita, no? Se una persona ha davvero una passione per questo mondo, per i libri, e per chi li scrive, perché non dovrebbe provarci? In questo momento l’editoria ha bisogno di gente brava. Molto brava.

- Un consiglio per chi voglia seguire le tue orme?
Lavorare tanto, bene, e sempre al meglio delle proprie possibilità. No excuses. Avere pazienza, tanta, ma non lesinare nell'impegno. Essere costanti, anche quando sembra difficile. Avere fortuna (e lo dice una che è abbonata alla sfiga da quando è nata).

- Ti ringrazio infinitamente per il tuo tempo, è stato un vero piacere averti qui!
Grazie a te!

*il link al sito sarà di nuovo attivo nel corso della prossima settimana.

domenica 9 luglio 2017

RECENSIONE | "Radica" di Lune

Buona domenica, lettori! Oggi voglio chiudere la settimana con una recensione di un romanzo molto valido letto di recente su richiesta dell'autrice: Radica, un romanzo fantasy scritto sotto lo pseudonimo misterioso di Lune. Ecco cosa ne penso!

Radica
di Lune
Ed: Genesis Publishing - 384 pagine
Ebook3.99 euro - Brossura: 12.60 euro

Vi è una terra immaginaria i cui paesi sono detti Podestati. La morte di un Podestà, l’elezione del suo successore, la firma di un’importante convenzione commerciale e l’ombra di una potente e oscura droga fanno da sfondo all’intera trama e saranno all’origine di intrighi, menzogne, agguati, furti, rapimenti, scomparse misteriose, inseguimenti rocamboleschi, ricatti. Una storia corale che, come protagonisti, vede una donna forte, chiamata a guidare la successione e decisa ad ogni costo a rispettare un giuramento; una figlia rimasta orfana coinvolta nei giochi di potere tra mercanti e commercianti; bambini misteriosamente scomparsi; ribelli in lotta per la loro gente; donne votate a preservare la vita; un uomo che gli eventi chiameranno a fare i conti col passato ed esseri, forse mostri, capaci di mutare e farsi crescere le ali. Benvenuti nei Podestati!
Molto bello!

Mi sono molto entusiasmata per questo romanzo, all'inizio, per una serie di motivazioni. La prima è senza dubbio l'ultima frase della sinossi: quel "benvenuti nei Podestati" mi ha ricordato Into the Badlands e la parte sana del mio cervello per qualche momento si è crogiolata in bei ricordi. In secondo luogo, chiacchierando con l'autrice è saltato fuori che in origine il romanzo avrebbe dovuto svolgersi a Bologna (la mia Bologna *-*) in epoca podestarile (che io AMO). In tre parole: come non leggerlo?

Pur essendosi trasformato in un romanzo che vive e cresce in un mondo fantasy, non ha perso quei toni un po' foschi e "umidi" che io associo alla Bologna bassomedievale. Forse è stata una sensazione dettata dal mio inconscio, dal momento che conoscendo un po' di background in più forse mi sono lasciata trasportare, ma le sensazioni istintive che mi ha suscitato l'ambientazione sono state oltremodo positive. C'è qualcosa di moderno, nel mondo in cui ci porta Lune, che si mescola benissimo con le caratteristiche chiaramente medievaleggianti del fantasy puro. Quando ho letto che nel cielo di questo luogo esistono due lune, la mia mente ha preso un treno sola andata per Skyrim e mi sono sentita pienamente conquistata. Anche la presenza di una differente scansione del calendario è vincente, si richiama ai grandi capostipiti del genere fantasy pur con note nuove.

La trama a mio parere è bene intrecciata. Pur percependo durante la lettura che si tratta di un'autrice "giovane" dal punto di vista letterario, in Radica ci sono già le basi per affermare che Lune ha una grande capacità di creazione. Ci sono due piani narrativi: il primo riguarda Miri, la Reggente, e le vicende strettamente politiche che ruotano intorno a questo personaggio; il secondo ha un POV maggiormente corale e si intreccia intorno alla scomparsa di una giovane donna. L'idea del doppio intreccio è ottima: intanto rende l'idea di un mondo "ampio" pieno di personaggi che hanno a loro volta le loro vite, come d'altronde è anche la vita reale, e inoltre permette al lettore di non annoiarsi mai. Una delle grandi pecche di Eragon, ad esempio, è la monotonia del POV nel primo romanzo: se Eragon per caso ci stesse un po' sulle scatole, come è accaduto a me, saremmo vagamente costretti a sorbirci un POV che non ci fa impazzire. In Radica ciò non avviene e la moltitudine di personaggi rende la trama incalzante e interessante.

Per quel che riguarda gli Aku, vera innovazione nella storia, non sono sicura di quale sia il mio pensiero. Da un lato mi sono piaciuti, la loro presenza era quasi necessaria in un mondo che dopotutto prevede la presenza di creature dalle capacità o dall'aspetto "diverso". Dall'altro lato però penso che ci voglia ancora qualche spiegazione in più: essendo questo il primo volume di una serie, sono sicura che Lune saprà soddisfare la mia curiosità!

Infine qualche parola sullo stile: incalzante e piacevole. Lune usa un modo di esprimersi che "svecchia": pur richiamandosi nelle descrizioni a quella che è la tradizione di questo genere letterario, usa un linguaggio moderno e vivace, che rende la lettura molto scorrevole e soprattutto immediata.

In conclusione, quattro cuoricini su cinque! Non vedo l'ora di leggere i prossimi capitoli di questa serie! Vivamente consigliato agli amanti del genere fantasy, anche se non lo raccomanderei ai neofiti.

mercoledì 5 luglio 2017

SEGNALAZIONE | "I Dissonanti" di Ilaria Marsilli

Ciao amici lettori! Bentornati sul blog, oggi vi voglio segnalare l'uscita di un romanzo fantasy uscito a luglio: I Dissonanti di Ilaria Marsilli!

I Dissonanti
di Ilaria Marsilli
Ed: Auto Publishing - 436 pagine
Ebook: 2.99 euro (gratis con Kindle Unlimited) - Brossura: 17.68 euro

Dopo un incontro inaspettato in un tiepido pomeriggio di fine estate, Lisa, spinta da un irrefrenabile desiderio di trasgressione nei confronti della rigida autorità materna, esce di nascosto a tarda ora per recarsi a un appuntamento in un locale della periferia cittadina. Una volta rientrata nella sua abitazione, la ragazza trova però la dimora deserta. I suoi genitori paiono scomparsi nel nulla e la città stessa sembra sprofondata in un irreale silenzio. Ancora non sa che le strade sono perlustrate da individui pronti ad attentare alla sua vita e percorse da creature mostruose che si spostano, irrequiete e bramose, solo in attesa di incontrare suoi simili. Non ha idea dell’incubo in cui è precipitata, perché ancora non conosce la scissione.
Un fantasy paranormal romance che vi trascinerà in una realtà nella quale i protagonisti dovranno scontrarsi con le proprie debolezze e con i propri sentimenti. Un amore nato nelle circostanze più sfavorevoli. Un’avventura con in gioco il destino dell'umanità dove nulla è come sembra.

Ilaria Marsilli è grafica, pittrice, illustratrice. Laureata in lingue e civiltà orientali, è da sempre un'appassionata lettrice di libri e fumetti. Oltre al romanzo I Dissonanti è autrice della trilogia di Aili, che comprende Aili Destini Intrecciati, Aili Destini di Tenebra e Aili Destini Spezzati. Ha un sito web: https://www.ilariamarsilli.com/

martedì 4 luglio 2017

REVIEW PARTY + GIVEAWAY | "Introspettiva" di Serena Bilanceri

Buongiorno a tutti, lettori! Oggi il blog ospita un evento speciale: un review party del libro Introspettiva, di Serena Bilanceri, una raccolta di poesie in cui l'autrice si rivela. Ecco qualche dato del libro:

Introspettiva
di Serena Bilanceri
Ed: Self Publishing - 63 pagine
Ebook1.99 euro - Brossura: 6.99 euro

Introspettiva è la fotografia che l'autrice scatta a se stessa guardandosi allo specchio. Scatto dopo scatto si svela, spogliando l'anima da pesanti zavorre del suo vissuto e aprendosi al cambiamento e alle nuove sfumature dell'essere.
Così, nello stesso specchio, chiunque, osservandosi bene, potrà arrivare a vedersi. Introspettiva è quindi un'esortazione a leggere meglio dentro di sé e ad ascoltarsi di più per conoscersi, scoprirsi e accettarsi. Grazie all'accettazione, infatti, si può arrivare a quella consapevolezza che, nel tempo, ci porterà le giuste risposte.
 
Molto bello!
Cominciamo con una doverosa premessa: recensire un libro di poesie è come recensire il cielo. In altre parole: è difficile, difficilissimo dare un giudizio qualitativo ad una o più poesie. La poesia non è solamente una serie di parole in rima l'una a capo all'altra: ciò che un qualsiasi Keats o Catalano significano per me non sarà mai ciò che significano per altri lettori. La poesia è personale, inevitabilmente.

Ciò detto, a me Introspettiva è piaciuto. Ho amato molto il connubio tra immagine e parola, dal momento che l'autrice accompagna le sue poesie con quadri propri, dimostrando di essere quindi un'artista su più livelli. Mi ha ricordato in parte Rupi Kaur, che come sapete io amo moltissimo. La Bilanceri riesce a spaziare da una contemporaneità quasi straziante a richiami letterari di grandissimo valore, mettendo in risalto non solo la sua abilità con le parole ma anche la sua conoscenza del genere.

Certo, alcune poesie mi hanno colpito al cuore ed altre invece si sono fermate prima. Come sempre, con le poesie, è inevitabile rimanere colpiti da alcuni versi piuttosto che da altri. Mi sono sentita molto più vicina a Il labirinto, che mi ha fatta pensare ad alcuni momenti della mia vita e mi ha fatta riconoscere nelle parole, piuttosto che a Carezza o a Cuore. Nonostante ciò, mi sono sentita piacevolmente capita, compresa dalla Bilanceri, come se stesse parlando direttamente a me e non a una blogger tra tante.

Purtroppo questa mia recensione è più breve delle precedenti, proprio per ciò che ho detto all'inizio: recensire la poesia è difficile, non ho le conoscenze né l'autorità per dare un giudizio critico alla Bilanceri, ma con l'arte è sempre così. La comunicazione viaggia su binari completamente differenti da lettore a lettore e non solo, anche lo stesso lettore può ricevere messaggi diversi a seconda delle esperienze fatte, del momento che sta affrontando o anche della stagione. Magari rileggerò Introspettiva tra dieci anni, dopo aver avuto un figlio, e ne avrò un'idea diversa. O magari la stessa, il che non vorrà necessariamente dire che non sono cambiata.

Quattro cuoricini su cinque, la Bilanceri li merita tutti.

Qui di seguito vi lascio il calendario delle altre recensioni! Passate a fare un saluto!
Ma non è finita! A questo review party è associato un giveaway! Ecco il form da compilare: 

a Rafflecopter giveaway

Le regole sono semplicissime! Divertitevi e buona lettura!

lunedì 3 luglio 2017

SEGNALAZIONE | "Sweet Suspect" di Gioia De Bonis

Buongiorno, lettori! Buon inizio di questa nuova settimana estiva! Voglio cominciare subito con una segnalazione: Sweet Suspect di Gioia De Bonis, il secondo volume della Sweet Men Saga, in uscita proprio oggi! Ecco qualche dato in più:


Sweet Suspect
di Gioia De Bonis
Ed: Self Publishing - 379 pagine
Ebook1.99 euro (gratuito con Kindle Unlimited)

Nathaniel Calder è un uomo tutto d'un pezzo, poche cose sono importanti per lui e le donne non sono fra queste. Lui le usa poi le lascia andare. L'unica che terrebbe sempre accanto a sé è la sua segretaria, l'affidabile Caleigh Sawyer. Lei è una ragazza frizzante, divertente con la passione per la lettura. Da quando si conoscono non fanno altro che litigare, lei lo irrita e lui vorrebbe azzittirla baciandola fino a farle perdere la ragione. Che siano destinati l'uno all'altra? Nate riuscirà a mettere da parte il passato per dedicarsi completamente a lei? Caleigh riuscirà a perdonargli le sue mille paranoie? Avranno il coraggio di vivere pienamente il loro amore o si fermeranno davanti ai primi problemi?

Gioia De Bonis nasce a Tivoli il 24 gennaio 1990. Ha 27 anni ed abita a Marcellina, un paese vicino Tivoli. È laureata in lettere moderne presso l'università di Roma3 con una Tesi in Biblioteconomia. Adora gli animali, ama cantare e leggere. Esordisce nel mondo della letteratura col romanzo Sweet Revenge, uscito a gennaio di quest'anno.

domenica 2 luglio 2017

INTERVISTA | Romina Casagrande

Ciao a tutti, amici lettori! Buona domenica! Oggi vi voglio regalare un'intervista: dico "regalare" perché per me questa intervista è stata un po' un regalo. Romina Casagrande è una delle autrici che ho scoperto quest'anno ed è stata una vera rivelazione, vorrei vederla in tutte le librerie perché ha molto talento ed avere avuto la possibilità di rivolgerle delle domande mi ha resa felicissima. Spero che anche per voi lettori sia interessante! Se ancora non conosceste Romina, andate a vedere la recensione di Lontano da te qui sul blog. Ed ora, passiamo alle domande!
- Ciao, Romina! Benvenuta sul blog!
Grazie per l’ospitalità! Felicissima di essere tua ospite!

- Partiamo da una domanda che pongo spesso: c'è stato un momento di folgorante ispirazione che ti ha dato l'idea per Lontano da te? O la trama è frutto di una lunga riflessione?
L’idea di una storia incentrata sulla vicenda di Elizabeth Siddal, la modella di Ophelia, e Dante Gabriel Rossetti è nata qualche anno fa. Mi aveva colpito moltissimo la vita di questa giovane donna, musa per caso, icona di un’epoca storica e artistica, e a sua volta artista, per scelta e per necessità. Mi ha incuriosita la sua relazione con Rossetti e, approfondendo la tematica, mi ha molto commossa. È una storia tragica, di passione, ma anche di crescita personale. Lizzie era molto coraggiosa.
Tutte le vicende che ruotano attorno a loro e al quadro, l'asse temporale spostato nella contemporaneità, sono invece venuti in seguito, dopo aver riflettuto molto sul taglio da dare alla storia.

- La tua passione per il movimento artistico dei Preraffaelliti traspare da ogni pagina del romanzo. Ci sono altre correnti artistiche che ti rappresentano?
Amo artisti molto differenti tra loro. Mi piacciono i colori della Pop Art, ma adoro anche le linee di Toulouse Lautrec, riprese da Schiele. Mi appassionano soprattutto le vite dietro le opere. Anche quelle meno famose. A volte è interessante chiedersi perché alcune opere siano arrivate fino a noi e siano tanto conosciute e apprezzate, mentre di altre si sappia così poco, nonostante il loro valore artistico.

- Vorrei ora parlare della Romina dietro il romanzo. Come sei approdata alla scrittura? Hai seguito un percorso specifico?
Ho seguito la mia ispirazione e la mia curiosità. E poi, sono stata molto fortunata perché ho incontrato sul mio percorso persone, professionisti, che mi hanno insegnato molto e mi hanno dato consigli che ho cercato di seguire. Ho scritto il mio primo libro, Amailija, in un momento per me difficilissimo. Se lo rileggo ora, mi sorprendono invece la sua leggerezza, le sue atmosfere tra la leggenda e il sogno e l'ironia di alcuni passi. È come se scrivere quella storia mi avesse aiutata a tirare fuori quanto in quel momento mi mancava, bilanciando la mia realtà. Devo moltissimo a quel libro. Mi ha fatto capire che in fondo avevo sempre creato storie, ma le avevo tenute nascoste dentro di me. Potevo farlo, potevo scrivere, e dare un aspetto compiuto ai mondi sotterranei in cui mi capitava di perdermi. È stata una scoperta bellissima, di libertà, alimentata da un grande entusiasmo.

- Come ti sei trovata a doverti orientare nel mondo editoriale? Lo definiresti un universo competitivo?
La parte migliore è quando scrivo. Mi sembra anche la parte più facile! Credo che quello dell'editoria sia un universo difficile e competitivo… un labirinto. È importantissimo affidarsi a professionisti onesti (anche se a volte non è facile riconoscerli). Ma, soprattutto, lavorare con passione per migliorarsi.

- Che ne dice la tua famiglia?
Mia mamma non legge volentieri fantasy, per cui le manca parte della mia prima produzione. Ha letto gli ultimi libri (che non sono fantasy) e le sono piaciuti moltissimo. Da brava tedesca non è facile ai complimenti e ogni suo apprezzamento per me ha un valore più autentico e profondo. Mio padre mi ha sempre incoraggiata. È stata la prima persona a leggere Amailija quando era poco più che una bozza stentata e piena di tutti i possibili difetti di un'esordiente allo sbaraglio. Eppure era entusiasta e mi ha dato la forza di crederci. Mio padre purtroppo non c’è più, ma resta il mio primo lettore, sempre. Penso a lui ogni volta che comincio una storia, ogni volta che la vedo pubblicata. Avrei così tante cose da dirgli.

- Oltre alla scrittura e all'arte, ci sono altre passioni portanti nella tua vita?
La natura, gli animali! Ho due cani, che sono parte del mio cuore. Ultimamente ho scoperto il mondo affascinante dei pappagalli, creature dall’intelligenza sorprendente. Anche ora, mentre scrivo, ho i miei cani sdraiati accanto e Tito (il mio parrocchetto monaco) che sgranocchia il suo biscotto. La mattina mi saluta dicendomi «buongiorno» e quando squilla il mio telefono risponde con «pronto». È molto buffo perché imita anche i miei toni.

- Hai nuovi progetti in cantiere? Puoi darci qualche anticipazione?
Continuo sulla linea cominciata con La Medusa e proseguita con Lontano da te: scoprire opere d’arte attraverso le vite dei protagonisti, più o meno famosi, compresi i retroscena che conferiscono spessore e umanità a un mondo che rischia di restare freddo e settoriale, chiuso in un'autoreferenzialità fatta di linguaggi specialistici. Lo trovo invece così pieno di vita e di esempi straordinari, nei quali chiunque può riconoscersi. Gli artisti non sono figure inaccessibili o tormentate dal genio. Anche se convivere con un artista non sempre è facile…Questa volta, però, andremo nella Parigi di inizi Novecento, a seguire le orme di una pittrice molto particolare!

- Parlando da autrice già pubblicata, che consiglio daresti a chi sta leggendo le tue parole e vorrebbe a sua volta scrivere romanzi?
Magari potessi dare dei consigli! Forse la cosa che mi sentirei di dire è di lavorare con passione e umiltà. Non lasciare che nessuno dica cosa dobbiamo sognare o ci impedisca di farlo. Con il buon senso, però, di ascoltare i consigli di chi ammiriamo e stimiamo.

- Grazie mille per essere stata con noi, Romina! Spero di ospitare presto il tuo nuovo libro!
Grazie di cuore a te!

sabato 1 luglio 2017

Spotlight on... #3 - Sue Townsend


Rubrica a cadenza casuale inventata da me in cui propongo
un autore su cui fare un breve focus.

Ciao a tutti, lettrici e lettori! Bentornati ad un nuovo appuntamento con Spotlight on..., che mi rendo conto sta diventando quasi una rubrica mensile, ma non voglio sbilanciarmi e renderla tale perché ci saranno mesi in cui semplicemente non avrò voglia di fare post su questo tema. In ogni caso anche nel mese di luglio voglio portarvi a scoprire la vita e le opere di un'autrice che mi è molto cara e che purtroppo è scomparsa tre anni fa: Sue Townsend.


Ho conosciuto Sue Townsend una decina di anni fa: per caso una mia compagna di scuola mi prestò Il diario segreto di Adrian Mole - Anni 13 e 3/4, libro che amava molto e che voleva a tutti i costi che leggessi. All'epoca avevo io stessa 13 anni e non capii molte delle sottigliezze e delle critiche mosse dall'autrice alla società britannica, ma non potei non amare ugualmente il libro: sembrava che si rivolgesse proprio a me, a me che avevo l'età del protagonista e che dovevo affrontare la scuola proprio come lui.

Senza farci troppo caso abbandonai la Townsend subito dopo. C'erano altri libri, c'era il liceo che stava per cominciare ed io ero molto in fissa con il fantasy in quel periodo, raramente leggevo altri generi. In più la maggior parte dei suoi romanzi non sono editi in italiano e all'epoca, dovendo già studiare inglese a scuola, non avevo voglia di cimentarmici anche nel tempo libero. Incontrai di nuovo il suo nome al primo anno di università: da allora non l'ho più abbandonata.
Sue Townsend, nata Johnstone, nasce nel 1946 a Leicester, città del Regno Unito dove trascorre quasi tutta la sua esistenza e dove purtroppo viene a mancare nel 2014 a seguito di un ictus. Ciò che di lei amo di più è la sua capacità di vivere la comicità, non solo scriverla, nonostante le traversie della sua vita: all'età di otto anni vede morire una sua amica, la dodicenne Janet Warner, strangolata da un lavoratore di Dublino di nome Joseph Reynolds. La piccola Sue rimane nascosta e, quando l'uomo si allontana, corre a chiamare aiuto: nessuno le crede. Ciononostante alcuni giorni dopo Reynolds viene costretto a confessare ed impiccato cinque mesi dopo (era il 1953 e la pena di morte in Inghilterra è ancora applicata). Ciò che, a distanza di anni, è ancora causa di disappunto è il fatto di non venire creduta: secondo lei è per via della sua provenienza, "dal lato sbagliato della città".

Poi all'età di quindici anni lascia la scuola, non è chiaro se per propria volontà o perché costretta da qualcuno. Ha solo diciotto anni quando si sposa con Keith Townsend: il suo matrimonio dura solo cinque anni e all'età di ventitré anni si ritrova ad essere una madre single di tre figli, senza che il Dipartimento di Sicurezza Sociale possa darle il denaro necessario a mantenere la famiglia. Gli unici proventi che entrano in casa sono le 4 sterline che ottiene restituendo le bottiglie vuote di birra Corona. Nello stesso periodo si ammala di peritonite e lo stress le provoca un infarto alla giovane età di 30 anni.
Si risposa dopo una quindicina d'anni con Colin Broadway, di cui tuttavia non prende il cognome, e da cui ha una quarta figlia. Il nuovo matrimonio e gli studi compiuti nel mondo degli adolescenti le consentono di dedicarsi alla carriera da scrittrice, incoraggiata anche dal marito che la convince ad iscriversi ad un locale gruppo di scrittura presso il Phoenix Theatre di Leicester, nel 1978. Troppo timida per parlare, non scrisse nulla per sei settimane: poi, una volta cominciato, non smise più. Diabetica da anni, rimane cieca nel 2001 e nel 2009, dopo un periodo di dialisi, è costretta a un trapianto di reni. Soffre inoltre di artrite degenerativa, che negli ultimi anni la costringe su una sedia a rotelle. Tuttavia non smette di scrivere, grazie al figlio Sean a cui detta i suoi lavori. L'ictus del 2014, quindi, è solo l'apice di una situazione molto precaria da un punto di vista di salute.

La Townsend è una scrittrice meravigliosa, che nei suoi romanzi affronta temi come la critica sociale, la cecità e i problemi fisici e il mondo dell'istruzione britannica con ironia e comicità. Leggere la Townsend significa farsi grasse risate su tematiche che, in realtà, di comico hanno davvero poco. Repubblicana e quindi molto critica verso la famiglia reale, si pone spesso nei suoi romanzi il problema della monarchia e del modo in cui questa è percepita dagli inglesi. Si esprime anche contro il tatcherismo e si definisce una "socialista appassionata" durante un'intervista al Guardian. Si schiera a favore delle minoranze e, a causa di due aborti spontanei e del dolore che le hanno provocato, si orienta verso una posizione più tiepida riguardo l'aborto, da lei in precedenza sostenuto come un diritto fondamentale di ogni donna: in seguito afferma di considerarlo accettabile solo in casi di stupro e di malattie accertate. Tutti questi temi sono ritrovabili nei suoi libri, sempre conditi con una buona dose di comicità.